domenica 10 maggio 2015

NICOLA LO BIANCO CI "COSTRINGE" A LEGGERE PAOLO MESSINA. Quei sonetti "rotondi" come la luna. E i "fantasmi"?


I "nostri" poeti, questi sconosciuti!


Caro Piero
ho visto su fb e poi sul tuo blog, lo scritto dedicato a Paolo Messina, che ho avuto l'onore di conoscere quando insieme collaboravamo a L'INCHIESTA di Giulio Ambrosetti, e di seguire negli ultimi anni della sua vita.
Anch'io vorrei ricordarlo e vorrei farlo anche attraverso il tuo blog: ti invio l'omaggio a Paolo Messina pubblicato a suo tempo sul "Bandolo".
Un caro saluto
Nicola

...perle, rilucenti e opache, come la doppia faccia della luna...





OMAGGIO A PAOLO MESSINA
 di 
Nicola Lo Bianco

Mi capitano tra le mani i “Sonetti” di Paolo Messina, pubblicati nel 2000 (Nuova Koinè), e li rileggo con passione.
Ne viene fuori questa tarda recensione o nota critica, che propongo in omaggio al poeta de “Il Muro di Silenzio”(’59), l’opera teatrale che nel dopoguerra, quando pronunciare la parola “mafia” era diffidenza ed ostracismo, mette in scena la secolare tragedia  che incombe sulla vita del popolo siciliano.
“Il muro di silenzio”, rappresentato in Italia e in Europa(ma rifiutato dalla TV nazionale), insieme a “Le ricamatrici”(’69), sono esemplari, tra l’altro, di quello stile teatrale che poi si definì “teatro di poesia”.

Giovanissimo (P.Messina è nato a Palermo, nel ’23), rientrato dalla guerra, è anche tra i primi a rinnovare la poesia siciliana nei contenuti e nel linguaggio, mantenendone, tuttavia, un alto profilo che lo inserisce a pieno titolo nella grande tradizione letteraria della poesia dialettale, con la raccolta “Rosa fresca aulentissima” (poesie ’45-’55).

Lo stesso si potrebbe dire, sul versante della poesia italiana, riguardo al sonetto che il Poeta ha coltivato come uno scrigno prezioso entro cui racchiudere l’essenza della sua poesia, punto di sintesi tra finito e infinito, quotidiano e perenne, razionalità e pienezza di sentimento.
In breve, questa pagina dedicata a Paolo Messina vuole essere un invito a leggere o rileggere, a riportare sulla scena, la poesia e il teatro di questo maestro della parola e della drammaturgia, la cui opera a tutt’oggi non ha la risonanza  che merita.
Ma torniamo ai Sonetti.





PAOLO MESSINA
Sonetti
Mitologia dell’anima
Dieci sonetti, dieci perle, rilucenti e opache, come la doppia faccia della luna, spettatrice e protagonista.
Una concentrata biografia poetica proiettata su uno schermo di cielo intellettuale, a cominciare dalla struttura del sonetto, la forma che accoglie perfettamente, come un calco, le movenze emotive del Poeta.
La forma cerchio, come appunto la figura/luna, ogni sonetto si apre e si chiude come una “sfera magica”, entro la quale raccogliere le divagazioni dell’anima, aeree, com’è proprio del “cosmo della memoria”(p.11), del sogno “sfuggente”, dei sogni lontani e perduti di questa poesia.
Una poesia che tende al distacco, a trascendere la zavorra della realtà, ma non a trascurarne il peso, dal quale essa prende avvìo e mai dimentica gli (p.8), come ad es, </…le male strisce…/vegliano attorcigliandosi ai pilastri>;o anche .(p.11)
Ma sono savie metafore, rimandi allusivi, liberati dalla opprimente tensione drammatica, incastonati in una spirale che porta verso l’alto, da dove lo sguardo del Poeta si distende, nel tempo e nello spazio, a ricreare un , un paesaggio esistenziale rappresentato dalla  poesia /musica, la cui struttura è propriamente la quantità numerica.
E più precisamente, dal sonetto, la cui perfezione è dettata dalla sapiente orditura di ritmi, connessioni, risonanze…, una raffigurazione di immagini sonore e concettuali che potremmo rassomigliare alla concatenazione dei numeri della “tavola pitagorica”.

Questo per dire della compiutezza del sonetto di Paolo Messina, della sua intelligenza creativa, animata dalla pascaliana “esprit de geometrie”, ma anche della sua capacità di adombrare l’inspiegabile della vita o il “mistero” della poesia, che, pur entro una struttura “matematica”, riesce a sondare <…altri piani / dell’essere reali o immaginari/, purchè consoni ai miei perduti arcani>.(p.13)
Dietro l’apparenza dello schema compositivo, “classicamente forgiato”, dietro un linguaggio che si posa leggero e inclina alla riservatezza del sentimento, si scopre un’anima piagata dalla solitudine senza speranza e forse anche da una ricerca d’amore inappagata.
Da queste ceneri sale il calore umano della nostalgia e del rimpianto, del sogno non ancora dismesso, di ciò che avrebbe potuto essere e che non fu. Un sogno ormai assimilato alla poesia, dove, però, la parola, come dice Fortini, è “fantasma”.
E “fantasmi”, inghiottiti dal tempo o lontani nello spazio, sono il “Pierrot Lunaire”(p.10), la  “Sofia Kuhn”(p.11), o “Eleonora D’Aragona”, il busto scolpito da Francesco Laurana,  (p.16).
“Fantasmi” per accogliere un sentimento amorevole, confortante, tristissimo, ma fermamente virile, asciutto, della fierezza che sfiora una sottile ironia verso se stesso e verso tutto ciò che vive e muore.
Un dialogo/soliloquio, perciò, che si incentra sulla mitica figura, amata/amante, di Euridice(p.7), la quale riassume simbolicamente la presenza/assenza, il profilo di ciò che sfugge, del sogno ,  e altro non lascia  che contemplare una sembianza: .
E si arriva all’intenerimento, alla rattenuta commozione, sobria profonda, rivissuta, quella che emana da una visione lucida e consapevole del ciclo “cosmico” dove perennemente incombe la legge .(p.12)

Che cosa rimane?
La poesia sembra dirci il Poeta, alla quale infine affidare l’ultima illusione di un .
E veramente un inno alla poesia sono questi sonetti, che rivelano, se ce ne fosse bisogno, come lo scrittore, il poeta Paolo Messina, è uno dei picchi della letteratura contemporanea in terra di Sicilia.




Il post a cui si riferisce Nicola Lo Bianco contiene il "medaglione" critico-biografico su Paolo Messina di Marco Scalabrino.
LinK 

Nessun commento:

Posta un commento