domenica 27 settembre 2020

NA CANTATINA FAZZU DI MATINA. Federica Di Girolamo e i canti dei salinari di Turi Toscano

L'inesauribile Baldassare Sammaritano nella ricca corrispondenza   di  immagini della Sicilia, di rare notizie, chicche bibliografiche e ricette "storiche e prelibate, questa volta ha lasciato cadere un canto di salinaro che, a me, nato in mezzo al sale ovvero in territorio ricco di miniere di sale e di zolfo, ha incuriosito parecchio, anche se il salinaro del canto non è di miniera, non scende sotto terra a coltivare il salgemma, ma sta in superficie, alla luce del sole, tra le vasche piene di acqua di mare e uno si fa una diversa idea del salinaro, meno buia, meno faticosa, meno  rischiosa. Sembrerebbe, in effetti è così ma è faticoso ugualmente perché la cangiante fatica ha mutato soltanto forma: somiglia di più, direi, a quella del gessaio tra cave e carcare di gesso tra fatiche di braccia e calore di fornace. 

Identica in ogni caso rimane la funzione del canto: ritmica e liberatoria.

Ringrazio Federica Di Girolamo, nipote di Baldassare, compilatrice della tesi dove è pubblicato il  testo, analizzato meticolosamente dal punto di vista linguistico, del poeta Turi Toscano, per la gentile disponibilità.

P. C. da Racalmuto




mercoledì 23 settembre 2020

BUON COMPLEANNO, LERCARA! Gli auguri del lercarese doc Pippo Furnari, con una rassegna inedita di rievocazioni

 


A Lercara, ricordando
di
Pippo Furnari

22 settembre 1595 - 22 settembre 2020

Avevo pensato tante cose per festeggiare i tuoi 425 anni, avrei voluto ricordare i tuoi anni più belli e quelli meno esaltanti.

Avrei potuto parlare dei Lercaresi che ho incontrato sui libri, di recente in uno di Chiara Valerio ho incrociato Mauro Picone, ma tu sai che mi piace parlare più dei Lercaresi che non incontro sui libri ma dei tanti che ho incontrato aspettandoli all'uscita da surfara o a Friddicelli nell’attesa della trebbia all'ombra di un siddunu che emanava fetu di suduri di mulu o dentro la putia da Ficarrotta mentre accattava 100g di gallettini sfusi o aspettando u zu Lucianu "Salutiamu" chi munci a crapa.

Avrei incontrato quel mio parente che andò a lavorare in Germania e mi parlò di baracchi, spiegandomi che erano diverse da quelle che vedevamo durante la festa della Madonna di Costantinopoli.

Avrei incontrato il maestro La Rosa, u zu Paolino, i sui fratelli e sua sorella Maria che già 70 fa suonava il sax e poi La tromba di Cola Farfalledda e Saruzzu e Saru Barracato.
Seduto na na ngnuni mi sarei gustato “All of me” o “Le foglie morte”.

Sicuramente avrei incontrato Filippo e Toni Vella e la musica di Areta, Nat King Cole e Duke Ellington ma anche Jonny Dorelli, e sarei ancora li a tentare di spiegarti… Alice guarda i gatti...

Mi sarei andato a tagliare i capelli in un luogo strano, quel“salone” dove ho visto fare poche barbe ma era normale farsi spazio tra strumenti musicali, macchine fotografiche, riviste di religione e diatribe infinite.

Cercavo qualcosa che mi aiutasse a di ricordare le “feste di ballu” a parti di casa, ballando al suono ( si fa per dire) di un 45 giri dentro un mangiadischi, ma anche i veglioni al cinema con la musica dal vivo, gli inviti, con inchino, a ballare alle ragazze e la temutissima frase “messiè purtè vu a dame o buffè”.

Incontro ancora gli amici che “scendevano” a Palermo per comprare i primi strumenti da Luccalux, gli stessi che con i soldi guadagnati suonando si comprarono la Gibson Les Paul o uno dei primi basso Fender jazz.

Riascolterei ancora quella versione “Oyo como va” suonata in canonica o il confronto a Radio Lercara con l’amico di Comunione e Liberazione.

Rido ancora ricordando quando ritornando da Palermo emozionato proposi all'amico ca si nni sintia di ascoltare Foxy Lady del grande Jimi e mi bruciò con un: e chista comu minchia s’abballa?

Mi andò meglio con Carlos Santana e il brano “Sampa pa ti”.
Vorrei avere ancora quelle cinquanta lire per riascoltare insieme a Rosolino “Black magic woman” dal jukebox del bar “Famoso”.
Avrei …

Ma vistu ca per ora mi pari ca un ti senti tantu bona u restu tu cuntu n’atra vota.

Pero l’aguri ti vogghiu fari.

Buon Compleannu, LERCARA, ti voglio bene.





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domenica 20 settembre 2020

sabato 19 settembre 2020

NOTA SU ROSA BALISTRERI DI DAGMAR REICHARDT SUL PORTALE TEDESCO KULTUR-PORT.DE - In occasione della manifestazione di Licata "Una Rosa per cantare"



Schermata da 
https://www.kultur-port.de/news/16666-dreissigjaehriges-jubilaeum-fuer-siziliens-singer-songwriterin-rosa-balistreri.html

Con vera emozione, condivisa con il direttore artisitco Antonio Zarcone,  si ripropone l'odierna testimonianza critica, che attendevamo, della studiosa tedesca Dagmar Reichardt (Latvian Accademy of Cultur di Riga), da sempre appassionata sostenitrice del valore transculturale di Rosa Balistreri, anticipando così il messaggio (in italiano) che farà pervenire alla manifestazione di domani a Licata "Una Rosa per cantare" voluta dal comune di Licata e organizzata con la direzione artistica di Antonio Zarcone che ha collaborato con il sindaco dr. Giuseppe Galanti, l'Assessore allo Sport, Turismo e Spettacolo dr. Damiano Agnello, l'Assessore alla Cultura dott.ssa Violetta Callea.

Anche dalla Germania potranno seguire la diretta in streaming della manifestazione di domani 
attraverso il seguente link: https://www.comune.licata.ag.it/news/evento-rosa-balisteri/
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Fermo immagine dal video di Fred Kuwornu sul Convegno di Siena AIPI 2018:



Per l'occasione al Comune di Licata verrà donato il volume Polifonina musicale a cura di Dagmar Reichardt e altri dove si rende omaggio - secondo le parole della studiosa tedesca - 

"a questa donna siciliana tanto coraggiosa e ribelle quanto travolgente, potente e culturalmente davvero 'straordinaria' nel senso originale della parola.
...È con grandissimo interesse e piacere che seguo il recepimento e la critica riguardo l’impatto che la  grande cuntista Rosa Balistreri ha – ancora oggi – nel contesto siciliano, nazionale e transculturale.

...La sua voce ha fatto non solo furore scatenando il revival del folk in Italia – un fenomeno che ha avuto, come sappiamo, ripercussioni considerevoli sul mondo della musica moderna e sulla vita intellettuale fino ai giorni nostri a partire dall’anno di fondazione del Gruppo 63 (1963) a Palermo. 

...ma l’apparizione di Rosa Balistreri sulla scena culturale negli anni Sessanta ci dà anche una prima prova dei profondi cambiamenti sociali del Sessantotto, lanciando al pubblico italiano l’appello di non nascondersi, anche se la propria classe sociale suggerisce magari di non risultare sgradevole a nessuno, se la propria identità sessuale è considerata „debole“ e se il proprio stile, modo di vivere, apparire in pubblico e di cantare si allontana dal conosciuto e quindi dalla cosiddetta norma.

In questo senso, il contributo di Rosa equivale a una rivoluzione del grido: ci mostra un modo di ribellarsi e di includere nel canone della musica degli anni Sessanta una novità sociale, un elemento straniero dell’Altro e una voce viva e vitale mai sentita prima."

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Testimonianza di Dagmar Reichardt su CULTUR PORT.DE

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News-Port

Dreißig Jahre nach dem Tod der sizilianischen Singer-Songwriterin Rosa Balistreri (1927-1990) lebt die alternative Folkmusik der Analphabetin und engagierten Streiterin für soziale Gerechtigkeit in etlichen italienischen Remakes, Konzertaufführungen, Neuinterpretationen, Festivalformaten und Fernsehdokus fort. Erst 2018 wurde Balistreris musikalisch geschichtenerzählendes Werk und Wirken in das Register des immateriellen Kulturerbes Siziliens aufgenommen. Nun findet am Sonntag, den 20. September 2020 in ihrer Heimatstadt Licata (Provinz von Agrigent) eine Jubiläumsveranstaltung unter dem Motto “Eine Rose für den Gesang” („Una rosa per cantare“) statt.

Unter der künstlerischen Leitung von Antonio Zarcone sprechen im Rahmen dieser Hommage an die einst vom Dichter Ignazio Buttitta (1899-1997) gekürten „Sängerin des Südens“ im Teatro Re Grillo der Ethnomusikologe Giuseppe Giordano, der Soziologe Francesco Pira, der Journalist und Kulturvermittler Mario Gaziano sowie der sizilianische Schriftsteller und Dichter Piero Carbone über Balistreris Songtexte zu Themen der Armut, Gefangenschaft, Unterdrückung und Mafia. Es folgen künstlerische Darbietungen der Folksängerin Cinzia Caminiti, der Schauspielerin Lia Rocco sowie des Musikers Ezio Noto und Volkssängers Antonio Zarcone.

 

Rosa Balistreri ist bekannt für die ungewöhnliche Tonlage, mit der sie sich kollektive Gefühle der Unfreiheit von der Seele singt und denen, die keine Stimme haben, ihre mal messerscharfe, mal herzerweichende Stimme leiht, um die Träume und Tränen des sizilianischen Volks zum Ausdruck zu bringen und ihre Wut gegen Unterdrückung in die Welt zu tragen. Hinter der rauen Schale verbarg Rosa einen weichen Kern: Mit zwei entschiedenen Saitenschlägen auf der Gitarre explodierte ihr außergewöhnlicher, alles durchdringender Gesang. Er veränderte nicht nur die Musiklandschaft Italiens in den 1960er- und 1970er-Jahren, sondern löste ein bis heute nachhallendes Revival der südländischen Folkmusik im ganzen Land aus. Der kulturgeschichtliche Beitrag der ebenso kämpferischen wie empathischen Singer-Songwriterin gleicht einer „Revolution des Schreis“: Balistreris künstlerisches Vorbild animiert und inspiriert bis heute zahlreiche italienische Musiker, nachdem diese einfache Frau und spätere alleinerziehende Mutter auf der Gründungssitzung des – der Münchner „Gruppe 47“ nachempfundenen – neoavantgardistischen „Gruppo 63“ in Palermo von den damaligen Intellektuellen Italiens entdeckt worden war und schon bald mit dem späteren italienischen Literaturnobelpreisträger und Theatermacher Dario Fo (1926-2016) in den 1960er-Jahren auf der Bühne stand. Neben dem Autor Leonardo Sciascia (1921-1989) und dem Maler Renato Guttuso (1911-1987) zählt Rosa Balistreri heute zu den Kulturikonen Siziliens.


Seit die Sängerin 63-jährig in Palermo frühzeitig an den Folgen eines Schlaganfalls, den sie während eines Auftritts in Kalabrien erlitt, verstarb und in Trespiano, nahe Florenz bestattet wurde, zeigt Rosa Balisteris unnachahmlicher musikalischer Stil nicht nur eine friedlich-eindringliche Art auf, Widerstand zu leisten und sich gegen soziale Missstände unüberhörbar aufzulehnen. Vielmehr trägt ihre lebendige, vitale und bis dato noch nie gehörte, einprägsame Stimme eine zeitüberdauernde, länderübergreifende Aufforderung an ihr Publikum heran, sich stets bereitzuhalten, um ein gesellschaftliches Novum – wie sie es verkörperte – künstlerisch zuzulassen und zunächst fremd wirkende Elemente des „Anderen“ in einen bestehenden Musikkanon aufzunehmen und wirken zu lassen.

 

Die Hommage „Una rosa per cantare“ findet Sonntagabend, 20.9.2020, ab 20:30 Uhr im Teatro Re Grillo, Licata (bei Agrigent), auf Sizilien in Italien statt. Künstlerische Leitung: Antonio Zarcone. Es gelten die örtlichen Anti-Covid-19-Regeln. 
Live-Streaming auf der Facebook-Seite des Comune di Licata: https://www.comune.licata.ag.it/news/evento-rosa-balisteri/

Rosa Balistreri singt ein Gedicht von Ignazio Buttitta über die “Piraten in Palermo” (“I pirati a Palermu”) auf YouTube: https://youtu.be/xQDlPEx9Ho4

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Polifonia musicale. 
Le tante vie delle melodie italiane in un mondo transculturale
a cura di Dagmar Reichardt, Domenica Elisa Cicala, Donatella Brioschi, Mariella Martini-Merschmann. Con una intervista 'polifonica' a Etta Scollo a cura di Dagmar Reichardt e Piero Carbone.
Firenze, "Civiltà italiana", Franco Cesati, 2020


La manifestazione di Licata









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venerdì 18 settembre 2020

ROSA BALISTRERI NELLA SUA LICATA PER IL TRENTENNALE DELLA MORTE. Teatro Re Grillo, 18-20 settembre 2020, ore 20.30

 

Disegno di Andrea Carisi


Dal Comunicato Stampa


Per il Trentennale di Rosa Balistreri




A trent’anni dalla morte di Rosa Balistreri il Comune di Licata ricorda la “Cantatrice del Sud” con la manifestazione “Una Rosa per Cantare” che si svolgerà dal 18 al 20 settembre presso il Teatro Re Grillo, alle ore 20:30.


Venerdì 18 settembre si rappresenterà “La Vita di Rosa” di Angelo Vecchio con la Compagnia Teatrale “La Svolta”, regia di Santo La Rocca. 


Sabato 19 settembre ci sarà il concerto “Semu tutti figli di Rosa” dell’ensemble “Canto e Cuntu” promosso dal Lions Club di Licata, presenta Gloria Incorvaia.

 

Domenica 20 settembre avrà luogo un articolato “Omaggio a Rosa Balistreri” con la direzione artistica di Antonio Zarcone, che aveva curato una prima edizione di “Una Rosa per cantare” nel 1992 con il coordinamento di Giovanni Volpe e la conduzione di Raimondo Moncada. 


Tra interpretazioni critiche e inedite rievocazioni, sono previsti gli interventi dell’etnomusicologo Giuseppe Giordano, del sociologo Docente della Comunicazione Francesco Pira, del giornalista e operatore culturale Mario Gaziano, dello scrittore e poeta Piero Carbone. 


Interventi artistici a cura di Cinzia Caminiti, Folk-Singer; Lia Rocco, attrice; Ezio Noto, Musicista; Antonio Zarcone, Folk-Singer.


Tutte le iniziative in programma verranno diffuse in diretta streaming sulla pagina Facebook del Comune di Licata. 

Verranno osservate le regole anti Covid-19.

 

La manifestazione, nelle intenzioni del Sindaco Dott. Giuseppe Galanti, dell’Assessore allo Sport Turismo e Spettacolo Dott. Decimo Agnello, dall’Assessore alla Cultura Dott.ssa Violetta Callea e del Direttore artistico Antonio Zarcone, non vuole essere un occasionale omaggio celebrativo fine a sé stesso ma una tappa operativa per una futura e stabile valorizzazione e promozione dell’artista licatese in riferimento al suo variegato percorso artistico e ai luoghi che l’hanno vista nascere e crescere umanamente e artisticamente. 


Quindi proiettando tutte le iniziative rivolte alla sua valorizzazione in una dimensione mediterranea al fine di creare a Licata un centro di ricerca e promozione della musica e della cultura popolare dei paesi che si affacciano sul mediterraneo. 


 Rosa Balistreri, cantante di Licata ma proiettata nel mondo, ha saputo dare inimitabile forma musicale ai sentimenti di tutti e la voce a chi non aveva voce per esprimere sogni e rabbie. Essa rappresenta non solo un modello artistico per i tanti che la cantano, la interpretano e la reinterpretano, ma anche un modo di essere cantante impegnata rispetto alla complessa e problematica realtà del proprio tempo. 


Secondo Dagmar Reichardt, docente di Italianistica della Latvian Accademy of Culture di Riga, “il contributo di Rosa equivale a una rivoluzione del grido: ci mostra un modo di ribellarsi e di includere nel canone della musica degli anni Sessanta una novità sociale, un elemento straniero dell’Altro e una voce viva e vitale mai sentita prima.”


Rosa quando imbracciava la chitarra, con due colpi decisi di corde, esplodeva con il suo canto, si trasformava, le braccia arpeggiavano armoniose e l’antica pergamena della sua faccia si distendeva radiosa diventando una Dea.


Seducente: “Amuri Amuri miu ti vogliu beni, l’occhiuzzi di me figlia su sireni” e un brivido faceva scorrere per la schiena di chi l’ascoltava. 

La sua voca era un coltello che si levava contro la miseria, la fame, i soprusi, lo sfruttamento del lavoro, le ingiustizie del Sud.


Per chi non la conosceva l’avrebbero data per una donna dura e cruda, invece Rosa, aveva un carattere mite, dolce, che si piegava sulle sofferenze del prossimo di cui si faceva interprete con la potenza del suo canto.  


Recapiti: 335462057

 

 




Nel mio intervento porterò il saluto e la testimonianza di Dagmar Reichardt (Latvian Accademy of Culture, Riga)

giovedì 17 settembre 2020

SCOMPARSA "L'ULTIMA LEONESSA" DI SICILIA. Donna Costanza Afan de Rivera discendente dei Florio


Era nipote di Ignazio e donna Franca; recentemente aveva pubblicato un libro dedicato alla mamma Giulia “L’ultima leonessa” sulla vita della madre, Giulia Florio Belloso Afan de Rivera.

L'ho conosciuta e fotografa  a Palazzo Montalbo, il 29 novembre 2017, in occasione di una conferenza di Rosario Lentini sulle alterne fortune dei Florio; al momento del dibattito, donna Franca, qualificatasi come discendente dei Florio, esternò con passione le sue considerazioni che si scontravano però con la documentazione, irrefutabile, addotta da Rosario Lentini, ma al di là delle ragioni contava in quel momento il fatto che donna Costanza stesse dando testimonianza di se stessa in quanto erede di "quella" storia narrata, al di là e oltre le alterne fortune dei  Florio appunto. 

Al termine della conferenza, si prestò con amabilità  a farsi fotografare. 

Riporto alcune  annotazioni che trovo su Facebook  a testimonianza delle tante affermazioni di stima e di simpatia nei confronti dell'ultima leonessa Costanza Afan De Rivera Costaguti Florio.


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A Viterbo é scomparsa #CostanzaAfandeRivera, l'ultima dei #Florio. I nomi di Giulia Florio e del marito sono ricordati nel #GiardinodeiGiusti, in Israele, per aver dato rifugio nel loro palazzo a moltissimi ebrei romani durante le persecuzioni razziali del 1943.

I Florio, dinastia di armatori, imprenditori del vino, della conservazione del pesce, della ceramica e del turismo, furono protagonisti di un'epoca d'oro per la Sicilia.
Aveva 70 anni, era nipote dei "Leoni di Sicilia" Ignazio e Franca Florio. Scrisse un libro sulla madre che a Roma salvò molti ebrei dai rastrellamenti nazisti. Stefania Auci: "Per lei la sua famiglia fu un'occasione mancata della Sicilia".
Costanza Afan de Rivera era la figlia di Giulia Florio, la donna che nel suo palazzo romano salvò numerosi ebrei dai rastrellamenti nazisti: a lei donna Costanza dedicò il libro "L'ultima leonessa", edito da Sperling & Kupfer, ritratto di famiglia dall'interno che attraversa i grandi eventi della storia d'Italia, dal terremoto di Messina del 1908 alla seconda guerra mondiale attraverso le vicende, economiche, mondane e sentimentali, di Casa Florio. "Il marchio Florio potrebbe essere un volano del turismo - disse a giugno nell'intervista che presentava il suo libro - un nome conosciuto in tutto il mondo per il Marsala e per la Targa Florio ma nessuno si chiede chi ha fatto la Targa e il Marsala, chi c'era dietro questi due marchi. Perché la storia dei Florio non deve essere studiata nei libri di storia? È qualcosa che non bisognerebbe dimenticare".
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Con Lei se ne va via non solo una figura straordinaria, ma anche la memoria vivente di Casa #Florio. «L’ultima leonessa», una donna di grande cultura, fascino e intelligenza, con la Sua scomparsa tutti i Suoi ricordi cessano di essere memoria del singolo e passano per sempre nel novero della Storia, per divenire patrimonio collettivo da preservare e tramandare.
Le sia lieve la terra, Marchesa, non La dimenticherò mai...
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Il #sindaco Nicolò Rizzo ha espresso cordoglio alla famiglia per la scomparsa di #CostanzaAfan de Rivera, nipote di Ignazio e Franca #Florio, figlia diGiulia Florio e del Marchese Achille Belloso Afan De Rivera.

Lo scorso anno la commissione toponomastica ha previsto l'intitolazione della scalinata che porta alla cala marina di #CastellammaredelGolfo a donna Franca Florio per rendere omaggio alla famiglia che "ha sicuramente influenzato economicamente e socialmente la cittadina di Castellammare del Golfo, e ancora oggi gli eredi sono promotori di iniziative volte a privilegiare il territorio castellammarese”.

Presidente onorario dell'associazione culturale “La Sicilia dei Florio", Costanza era impegnata a promuovere la Sicilia nel mondo e da anni viveva quasi stabilmente a Palermo. 

Mostra meno
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13 h 

Addio alla Marchesa Costanza Afan De Rivera Costaguti Florio, nipote di donna Franca Florio, la mitica regina di Palermo. Memoria vivente di Casa Florio aveva di recente pubblicato il libro “ L’ultima Leonessa” sulla vita della madre, Giulia Florio Belloso Afan de Rivera. #florio #costanzaafanderiveraflorio #giuliaflorio #sicilia #palermo #francaflorio #boldrini
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12 h
 

Amica di Siciliando,
ieri ci ha lasciato per sempre. Il suo amore per Palermo era noto a tutti tanto da ricevere la cittadinanza onoraria. Nipote di Ignazio e Franca Florio, recentemente aveva pubblicato un libro dedicato alla mamma Giulia “L’ultima leonessa”. Donna Costanza resterà per sempre nei nostri cuori, come testimone della Sicilia migliore. Mi echeggia ancora la sua sottile voce... Alessandra di Siciliando!!!❤️ Ciao!




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Descrizione del libro dal sito della Feltrinelli


Sul finire del XVIII secolo una famiglia di commercianti calabresi si insedia a Palermo aprendo una modesta drogheria. Trascorsi alcuni decenni, diventa nel frattempo la protagonista assoluta della vita economica siciliana, costituisce insieme alla sua dirimpettaia genovese, la famiglia Rubattino, la più grande società di navigazione del Paese. Agli inizi del ’900 il mito dei Florio raggiunge il suo culmine. L’architetto Basile progetta le loro sontuose dimore, il famoso mobilificio Ducrot arreda le loro navi. Grazie ai Florio Palermo diviene una delle capitali del Liberty: ma più ancora di uno stile di vita. Imparentati con i più bei nomi dell’aristocrazia siciliana, i pronipoti dei droghieri calabresi ricevono a casa re Vittorio Emanuele, il Kaiser, il fior fiore del Gotha internazionale, sono amici di D’Annunzio, Boldini, Leoncavallo, Enrico Caruso, di Robert de Montesquiou, testimone immancabile nel tramonto della Belle Époque. È un «tramonto dorato» che vede dissolversi in breve tempo anche le fortune dei Florio: non solo, come vorrebbe una diffusa opinione, per la prodigalità e le minori capacità imprenditoriali degli ultimi discendenti della dinastia, ma soprattutto, se così si può dire, per una «colpa geografica». L’Italia si avvia a divenire un paese industriale, che non può avere due opposti poli di sviluppo. Così finisce l’età dei Florio, mentre alla Sicilia resta la speranza di un futuro post-industriale.



ph ©piero carbone 
(è di Roberto Di Modica quella postata da Vincenzo Perricone legata al suo ricordo:
l'altra è di Alessandra Buttitta; pubblicate sul Gruppo Facebook Siciliando)