sabato 31 dicembre 2016

UN ANNO VA, UN ANNO VIENE. E LA MUSICA? Il tempo sia un pentagramma!

Auguri musicali


L'anno che sta per concludersi è iniziato con un quesito musicale, maturato a Sciacca in casa di Ignazio Navarra,  e con un augurio-pronostico ovvero che l'imminente anno sarebbe stato, se non armonico, almeno pieno di musica. 
E così è stato. 
Non sarebbe male si ripetesse ancora una volta per l'anno a venire.

Vale quindi ripeterlo, mentre per una musicale coincidenza, chiudo l'anno ritrovandomi sempre a Sciacca nel riaperto Teatro Samonà, ascoltando il repertorio del Mediterraneo Ensemble: 

Buon Anno con tanta Musica!


http://archivioepensamenti.blogspot.it/2016/01/musica-augurale-ma-cosa-ascoltera-mai.html



http://archivioepensamenti.blogspot.it/2016/01/musica-il-primo-dellanno-musica-tutto.html











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il programma di sala





link correlato, a proposito di musica: la bella iniziativa a Roma di un eccezionale musicista siciliano.
Da ripetere in Sicilia?
Non mancano i luoghi importanti e suggestivi
https://www.youtube.com/watch?v=buNuAKDMFFg

che tristezza, quando il teatro chiuso era una terapia (sbagliata)!
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2014/08/il-teatro-chiuso-come-terapia.html


o quando un teatro fa le uova!





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venerdì 30 dicembre 2016

LA BENEDIZIONE. Racconto di Natale, riproposto per "Pigmenti Cultura"

La dott.ssa Bottaro ha chiesto a Mario Gallo, direttore di "Lumie di Sicilia", un racconto sul Natale per il numero di dicembre 2016 della rivista "Pigmenti Cultura", Mario Gallo graziosamente ha chiesto a me se ne avessi uno sul tema proposto e la scelta è caduta su La benedizione.
La benedizione
( "...esistono quartieri in cui il 30/40 % dei bambini non termina la scuola dell'obbligo, finendo così in gran parte nel bacino della bassa manovalanza del crimine organizzato..." - Werner Eckl)
"Il dottor Lannina afferrò le mutandine e le buttò a terra, in un angolo.
- Lucia, tua figlia continua a lasciare per casa le sue cose! - urlò insaponandosi il viso.
- Lei è testarda, ma tu non scherzi,- arrivò, ciabattando sua moglie. -Dove sono?-
Lì, -indicò col piede il dottor Lannina".
(Matteo COLLURA, Associazione indigenti)

Casella di testo: Padri camilliani giocano a pallone con i postulantiAbusivi e paninari (con la milza), ladruncoli, travestiti, droga, e una chiesa antica; come il proverbio ci rammenta: dove ci son campane, ci son puttane. Il peccato al cospetto della virtù. Ma ci sono, in una casa vecchissima, come lo sono quelle vecchissime e cadenti del Capo (in fior di splendidi monumenti), ci sono, si diceva, quattro camilliani. Uno è alto e robusto, uno giovane e magro, l'altro santo, un quarto camilliano e basta. Tutti e quattro con la croce rossosangue al petto che sormonta un cuore istoriato.

La loro teologia: insegnare un po' di vangelo alla gente rozza e istintiva del quartiere facendo vedere semplicemente come si fa. E' la didattica dei semplici e dei poveri che somiglia tanto a quella degli ignoranti. In simbiosi con l'ambiente, cercano di rilievitarlo dall'interno; mentre impartiscono il catechismo e le buone maniere ai figli, sono i depositari in confessione dei detriti dei padri e dei fratelli: scippi, droga, tradimenti, certi affari, mafiate insomma, etc.
Loro, i missionari, mirano all'umanità che resta.

Descrizione: C:\Users\Utente\Desktop\carcere-ucciardone-palermo-535x300.jpgQuando finiscono all'Ucciardone, i galeotti vorrebbero temperini, coltelli, lupare, astutare i nemici, scannare i giudici, punire i traditori, poi piangono pensando alla famiglia.

Casella di testo: Palermo: il carcere dell’UcciardoneI bravi camilliani fanno i corrieri dell'affetto, della parola buona, del perdono, dei sentimenti familiari, senza ergersi a moralisti, con un tono, una discrezione, da non esserci bisogno di citare il vangelo con capitolo e versetto. Così tutto l'anno. Per loro è la regola, non l'eccezione. I quattro sono poveri, per l'appunto, per connaturarsi al vivaio dove operano, non hanno macchina, né riscaldamento, né telefono; vivono della generosità del quartiere.
- Oggi ho ospiti, Tanino.-

Tanino, il macellaio, spicca un trapezio di filetto da due chili e mezzo e lo lancia sulla bilancia.
-Ma no, Tanino,- rettifica il camilliano che ha già capito, -solo un chilo ne volevo.
-Va bene, Padre, è un chilo. Te lo dò per un chilo e me lo paghi per un chilo. Pensa alla salute. Ciao.

A Natale, come segno tangibile di un avvenimento diverso, avviene qualcosa di simbolico che consiste nel fare il contrario di ciò che normalmente si fa: i camilliani regalano doni e la gente ricambia auguri a parole, con un "grazie". 
Il Santo dei quattro si reca in quel periodo al mercatino di un altro rione e compra indumenti, derrate, giocattoli e qualche fantasia. Sommerso da pacchi e pacchettini, arriva nella casa-convento e incomincia la distribuzione.

- Questo a te, un golfino. Ti va bene? - Sì, certo, grazie, Patri. - E' una maglia, ti serve? Fina.
- Sì, certo, grazie, Patri.
Estrae da sotto il tavolo pantaloni cinture orologi scarpe fazzoletti: -Ecco, Filippo; Antonio; Giacomo; Maria. Ogni volta, un boato di -aah - ooh - aah. Così fino a quando tutti i regali vengono prosciugati.
- E a me, Patri, niente c'è per me?- chiede una ritardataria. Imbarazzato, il Padre: - Ma veramente non ti ho vista. Non ci ho pensato. Credevo... Cosa ti piacerebbe ricevere?

La donna, che tutti conoscevano chi fosse e che attività svolgesse, con naturalezza si alzò la veste scoprendosi tutta fino al seno. - E non lo vedi che mi mancano le mutande?! - si sentì da dietro la stoffa che copriva il volto.

Nuda, frontalmente nuda, tra gli sguardi umoristici e desolati degli astanti, stette la donna col seno penzolante. L'anziano camilliano, che tutti ritenevano per santo, mirò, si stette, alzò la mano e, segnando un crocione in aria verso il corpo nudo e frontale della donna, disse: - Ti dò la benedizione, figliola. Buon Natale. E la prossima volta cerca di arrivare prima.
Ci fu l'applauso.
Piero Carbone


giovedì 29 dicembre 2016

ANCHE GLI STUPIDI "FANNO" LETTERATURA (DA SARACINESCA). Documenti fotografici di Totò Castelli

"La ricerca fotografica di Totò Castelli è nel suo insieme - per la sua verità, per la sua completezza, per il suo carattere - una metafora del genere umano con le sue miserie e le sue grandezze" 
Sino Guarino, Dietro la saracinesca


dalla Presentazione di Sino Guarisco
















Ringrazio Totò Castelli per il libro e la dedica e per avermi permesso, dietro esplicita "minaccia", di "saccheggiarlo", come promesso, per condividere con gli amici facebbuchiani e i visitatori del blog un po' di non comune umorismo che spesso ci scorre sotto il naso e manco ce ne accorgiamo.

martedì 27 dicembre 2016

AUGURALE NESPOLO DEL MIO ZACCANELLO. Like e commenti




DA FACEBOOK
like e commenti
Commenti
Giovanni Salvo Unni viditi niespuli chiangiti, chi su l'ultimu fruttu di l'estati.
Damiano Sabatino L'ultimo frutto dell'anno: Mespulis germanica
Roberto Salvo Se non ricordo male le chiamavamo niespuli chiappuna.
Roberto Salvo Intendendo nespole giapponesi.
Piero Carbone da Racalmuto eppure si chiamano "nespole di Germania"
Roberto Salvo chiappuni mi richiama di più giappuni. Ma forse mi sbaglio.
Piero Carbone da Racalmuto

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Giuseppe Morgante Unni visiti nespùla chiangiti chistu e l'ultima fruttu di listati niiespuli Chiappuni
Ettore Liotta A quantu pari 'un su' chiappuna, ma in lingua tosca "nespole italiane".
Pino Venturino Un frutto ormai diventato raro...
Francesco Virga Al mio paese le chiamavano "nespuli d'invernu"
Maddalena Restivo Dobbiamo legati ai nostri alberi e alla nostra Madre Terra.
Complimenti Piero

Gino Adamo Augurissimi
Carmelo Falco A Racalmuto si sono sempre chiamate nespuli chiappuna o nespuli di nvernu
Pianta ormai ears perché il frutto non ha interesse commerciale e un consumo non semplice.
Pianta bellissima Piero! Auguri!
Baldassare Sammaritano Buon proseguimento delle feste Natalizie 😊
Raffaele Pinò Ai tempi quando tutto era raro e prezioso, noi ragazzini mangiavamo tanti di questi frutti, in mancanza d' altro, ...infatti, le nespole d'inverno, venivano considerate "ultimo frutto dell'estae"..e poi, per i privileggiati..era uso conservare, appesi alle travi dei loro soffitti, pere d'inverno, melloni, sorbe, uva e pomodori, che, ricordo bene, duravano fino a tutto il mese di marzo..e forse oltre, quando il prodotto nen era danneggiato....altri tempi...non c'era tuta questa abbondanza che si constata fortunatammente ai nostri tempi, un pò difficili e anomali...ma non miseri, di fame e umilianti .. come quelli prima e dopo l'ultima guerra...
Piero Carbone da Racalmuto

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