LA BELLA VIA CRUCIS 3.

AUGURI, CON L'ARTE, DI BUONA PASQUA, 
AI LETTORI DEL BLOG
VICINI E LONTANI
OCCASIONALI
CASUALI
ASSIDUI
A TUTTI
A TE
!


UNDICESIMA STAZIONE

distratto ed assurdo "prendersi giuoco" di soldati,
sullo sfondo un crocifisso lasciato alle spalle,
metafora di una condizione umana più volte sordamente "giuocata"
da banalità, da un prezzo dato,
da tutti gli ismi.


DODICESIMA STAZIONE

"Tutto è compiuto. La linea è tracciata": non didascalia...
il finito confina con l'Infinito!
La dis-tensione del suo corpo tra cielo e terra,
risolve la curvatura dello spazio,
ma il congiungimento è doloroso,
è scarnificante.


TREDICESIMA STAZIONE

fredda mano che colpisce con cinismo,
(compassato calcolo di chi possiede conoscenza e potere)
ed il "povero Cristo" sussulta nella sua scarna fragilità,
mentre gli cade addosso
egli fa corpo con la croce scompaginata.


QUATTORDICESIMA STAZIONE

gesti di pietà mai antichi,
elegante e discreto
il velo che avvolge Maria,
ri-vela come già nel suo seno
la profondità immensa di quella tomba...


QUINDICESIMA STAZIONE 

leggerezza di segno e di colore,
restare sulla soglia della tomba vuota,
sulla soglia del mistero, intravedere
ove sembra tutto finito e sigillato per sempre
Luce risplendere.




I testi a commento dei singoli quadri della Via crucis sono pubblicati in catalogo e tratti dalle lettere inviate da Don COSIMO SCORDATO agli artisti nel momento della recezione delle opere, la prima è pervenuta il 10 ottobre 1993, l'ultima il 10 ottobre 1995.

La bella Via crucis 1.

La bella Via crucis 2.




sabato 30 marzo 2013

LA BELLA VIA CRUCIS 2.



SESTA STAZIONE
La fronte angusta del gendarme minaccioso
la fragile umanità di Pietro che scopre di saper rinnegare,
presa di chi stringe tra le mani un colpevole
e sguardo smarrito di chi, scoperto, tenta giustificazione;
è giunto il momento della scelta e del coraggio da che parte stare:
non ci indurre in tentazione!


SETTIMA STAZIONE
pennacchi, bardature, templi, legge
grigiore che minaccia ovunque
ma non nascondono il volto vero di coniglio,
il tutto per lavarsi le mani
avendo "ragioni di ferro"!
Gesù? ha le mani legate...
fino a quando?


OTTAVA STAZIONE
scricchiola il corpo, una croce immane,
crocifissi di questo mondo:
dolore che mai finisce
resistere quotidiano alle indicibili sofferenze,
per amore non soccombere, seppure schiacciati:
portare la croce è gesto divino della più grande umanità.


NONA STAZIONE
Profili umani, popolani,
lo spasmo di un cavallo all'orizzonte di un cielo rossato,
preludio-presentimento
di uno sconvolgimento cosmico:
una madre un figlio di fronte alla morte.


DECIMA STAZIONE
Le linee tratteggiano con riverenza,
sobrietà di linguaggio, antico e moderno a un tempo,
cielo e terra si fondono nella sospensione del Crocifisso,
riconciliati per sempre.
Abbraccio che congiunge distanze infinite,
nell'Innalzamento.

I testi a commento dei singoli quadri della Via crucis sono pubblicati in catalogo e tratti dalle lettere inviate da Don COSIMO SCORDATO agli artisti nel momento della recezione delle opere, la prima è pervenuta il 10 ottobre 1993, l'ultima il 10 ottobre 1995.

La bella Via crucis 1.

venerdì 29 marzo 2013

LA BELLA VIA CRUCIS 1.






In questi giorni pasquali mi piace rievocare un singolare evento, che a 
suo tempo mi colpì molto, realizzato nel 1995 a Palermo in occasione 
della venuta del Papa in Sicilia.
Quindici pittori per illustrare-interpretare le quattordici stazioni della 
Via Crucis, più la quindicesima della Resurrezione, anzi, del sepolcro vuoto.
A realizzarlo è stato Luigi Badagliacco con la generosa complicità di 
Don Cosimo Scordato, rettore della Chiesa San Francesco Saverio: 
“Prima un po’ incredulo per la difficoltà della mia ‘impresa’, poi 
soddisfatto per la riuscita dell’ardua iniziativa”. 
Un’idea da riprendere e realizzare anche altrove, la terra agrigentina 
ne sarebbe vocata: sperando utopisticamente che in una prossima 
venuta papale non ci sia più bisogno di reiterare antichi moniti come quelli
gridati nella gremita Valle dei Templi.

Prima Stazione - Luca Alinari

La Via dell'Arte

Chi si trova a percorrere la strada a scorrimento veloce che lambisce la Valle 
dei Templi, subito dopo la brulicante rotonda, poco prima di imprimere alla 
propria automobile una velocità più sostenuta e scomparire nel rettilineo verso 
Porto Empedocle, se sbircia fugacemente a destra noterà su una collina 1'integro 
Tempio della Concordia e ai suoi piedi, su uno spiazzo brullo, una brutta croce 
nera.
Quello è il segno che il Papa qualche anno prima è passato di lì. Eppure, proprio
da lì, in uno scenario indimenticabile, il Pontefice ha fatto risuonare un monito 
che ha avuto eco in tutto il mondo, soprattutto in Italia e in Sicilia; e ancora ne ha. 
Visivamente, però - questo e il punto - di tanta eco rimane ben poco. Solo la croce 
nera.
Altrove avviene qualcos'altro. E’ cosi che in coincidenza del quinto viaggio del 
Papa ha avuto luogo, in qualche parte della Sicilia, un evento artistico che scandirà
 nel tempo il valore di quella venuta e legato a essa ne serberà memoria.


Seconda Stazione - Mario Bardi


Il 25 novembre 1995, infatti, è stata inaugurata a Palermo una singolare 
Via gloriae crucis presso la secentesca chiesa di San Francesco Saverio. 
Una scritta lapidaria vorrebbe consegnare alla storia il gesto sotteso 
all'avvenimento: "Anno MCMXCV / Essendo Papa Sua Santità Giovanni 
Paolo II / Karol Wojtyla / E Arcivescovo della Diocesi di Palermo / il 
Cardinale Salvatore Pappalardo / gli Artisti / Luca Alinari, Mario Bardi, 
Hsiao Chin, Domenico Spinosa, Ibrahim Kodra, Salvatore Fiume, Antonio 
Possenti, Mimmo Paladino, Lia Pasqualino Noto, Armando De Stefano, 
Trento Longaretti, Ennio Calabria, Remo Brindisi, Leonardo Cremonini, 
Ernesto Treccani, Le Quindici Stazioni della Via Gloriae Crucis / Alla 
Chiesa S. Francesco Saverio di Palermo / Donarono”.

Terza Stazione - Hsiao Chin

In calce al catalogo, riproducente le varie opere, è precisato in una nota 
che con "la diversità di artisti e di stili, oltre che di linguaggio (figurativo,
 simbolico, astratto), si è inteso fare appello alla poliprospetticità del 
mistero, tanto più evocabile e salvaguardabile quanto più vanno assunti 
potenzialità e limiti di ogni espressione umana”.
Le opere, in dotazione permanente alla suddetta chiesa, ubicata nello 
storico quartiere dell’Albergheria, potranno essere trasferite temporaneamente 
in altri spazi espositivi per consentire mostre itineranti.

L'iniziativa riveste molteplici significati, in sé, per il territorio in cui la 
chiesa è ubicata, per la qualità degli artisti che da Firenze e da Milano, 
da Bergamo e da Parigi, da Napoli e da Lucca, da Canzo e dalla stessa 
Palermo, hanno contribuito a rendere visibile un'idea, un progetto.
Un'operazione simile, ma con ben altri mezzi e per altre destinazioni 
liturgiche, era stata concepita qualche anno fa dalla chiesa ufficiale palermitana 
quando con il concorso dei più prestigiosi artisti italiani è stato realizzato 
l’Evangeliario.

Quarta Stazione - Domenico Spinosa


Questo ricorso all'arte, in ogni caso, per il teologo don Cosimo Scordato, 
rettore della chiesa S. Francesco Saverio nonché incisivo operatore sociale 
nell'omonimo problematico quartiere, scaturisce dal bisogno e dalla 
possibilità di interpretare il "disagio immane che accompagna la riflessione
sbigottita della contemporaneità. [...] Gli artisti sono unici in quel magistero 
che parla attraverso il silenzio della loro opera, mentre invitano a tacere 
(mysterion da muein, far tacere!) dinanzi a quella passione dell'umanità che 
tocca le profondità stesse di Dio”.

E’ un segno dei tempi, probabilmente, per noi moderni. Dopo secoli in cui 
1'arte si è innalzata alla visione e alla contemplazione del sacro, sicura con
i propri mezzi di elevarsi e proiettarsi, e proiettare, oltre il visibile, verso il
trascendente, oggi avviene il contrario: 1'assoluto sembra abbia bisogno di
calarsi nei linguaggi cangianti (figurativi o non figurativi non importa),
irrequieti, a volte scabrosi e dissacratori degli artisti, per farsi accettare come
possibilità. Un procedere, questo, effetto di un sentire più laico, tutto sommato
più umano, dopo le atrocità, le illusioni e i disincanti del secolo nostro che
chiude un millennio e si accinge a schiuderne un altro fra le speranze disattese
di sempre.
    Palermo, 1995


Quinta Stazione - Ibrahim Kodra




-        La Via dell’Arte, in “Nuove Effemeridi”, a. VIII, n.32, 1995/IV, pag. 132-133;
-        La Via dell’arte, in “L’Amico del Popolo”, a. 41, n. 6, 18 febbraio 1996;

Le immagini scannerizzate sono ricavate dal catalogo Via Glorie Crucis. Gloria dell'arte, arte della gloria, Palermo 1995


giovedì 28 marzo 2013

UNO PIU' BELLO DELL'ALTRO



Alla Fondazione Sciascia, nella serata del 23 marzo scorso, il maestro Mannella con lo ieratico Coro ce le ha fatte ascoltare in sequenza, le terzine musicate del giovane Nicolò Tinebra Martorana, facendo lievitare gli interventi dei vari relatori in un clima leggero e festoso; ora ce le vien centellinando a due a due, nell'auditorium virtuale del web, e noi ci gustiamo questi piccoli gioielli musicali come "fiori d'amore". Uno più bello dell'altro.  








Fior di margherita, 
Vorrei baciare l’esili tue dita 
E saper se ti sei di me invaghita.

22 novembre 1894



*
Fiore di prato 
Viverti voglio eternamente a lato
 E godermi il fulgor d’un guardo amato



Fior di viola:

mercoledì 27 marzo 2013

VOGLIA IL CIELO





Evgenij Evtušenko, Arrivederci, bandiera rossa. Poesie degli Anni Novanta, cura e traduzione di Evelina Pascucci, Newton Compton Editori, Roma 1995



lunedì 25 marzo 2013

NON LO FANNO APPOSTA





A far di Regalpetra il paese degli eretici non è, si badi, la somma di tanti eretici, è qualcosa di diverso, di strutturale, è l'atteggiamento di coloro che vi si trovano a nascere, un'aria che tira, il bisogno di libertà. Deriva dal carattere. L'eresia, gli abitanti di questo paese, ce l'hanno scritta nei geroglifici del sangue. Ne hanno dato prova lungo l'erta dei secoli.
Senza averlo appreso dai toscani, come pretende il Malaparte per il resto degli italiani,  i regalpetresi già da molto tempo sono stati bravi a "sputare in bocca ai potenti, ai Re, agli Imperatori, ai Vescovi, agli Inquisitor!, ai Giudici, alle Signorie, ai cortigiani d'ogni specie ". Ai baroni, ai conti e ai gerarchi spocchiosi.
Da un affollato,  turgido  libro  s'apprende che Don Enrico il podestà una mattina trovò il lucchetto della sua farmacia imbrattato di sterco umano, proprio così, con un messaggio in rima "incolonnata":
Qua la faccio
qua la lascio
merda al duce
merda al fascio.

Al colpevole di sì grave dileggio, mentre ancora in ceppi stava per essere tradotto in carcere, don Enrico fece teatrale gesto di generosità regalandogli dieci lire, per comprarsi il tabacco, disse. Ma quello gliele ributtò in faccia.
Uscito dal carcere, l'autore delle rime fu accusato falsamente di un omicidio e per questo condannato all'ergastolo: il podestà gli testimoniò contro, naturalmente, e si ebbe uno sputo a parabola prima ascendente poi discendente da parte dell'imputato in gabbia.  Lo sputo volante venne accompagnato nell'aereo tragitto dal seguente sottofondo:
-       Non mi hai comprato con l'elemosina e ora mi svendi con la calunnia, cornuto!

Dello stesso Messana,  estensore del libro,  si dice avesse…









Da Eretici a Regalpetra, Grillo Editore, Enna 1997. Prefazione di Claude Ambroise.