venerdì 8 gennaio 2021

Cento voci per i 100 anni, #MaratonaSciascia/2


Il mio intervento dal minuto 34 sec. 45:
Parlare di Sciascia per me, per noi racalmutesi, è come una ricorrenza familiare, un privilegio e una responsabilità. Ringrazio Felice per il gradito invito a condividere un pensiero per il centenario. Una ricorrenza particolare come tutte le ricorrenze del resto.
Per la ricorrenza del primo anniversario dalla morte, il critico Claude Ambroise disse che Sciascia entrava in Purgatorio, nel Purgatoire, dove i francesi giansenisticamente collocano i loro scrittori, un periodo di tempo non breve di disinteresse, di (provvisoria) dimenticanza. Il tempo di permanenza nel Purgatorio è variabile ma non tutti ce la fanno ad uscirne a riveder le stelle.
Possiamo dire che Sciascia dopo un tempo canonico non meglio quantificato ce l’abbia fatta e prova ne sono i tanti segnali di attenzione alla sua opera, al personaggio, da parte dell’editoria, della stampa, del web. Anzi, per le ricorrenze degli anniversari per diverse occasioni si rischia l’opposto, di citarlo o in maniera ripetitiva come un chilché fino a renderlo uno stereotipo.
Per allontanarmi da ogni stereotipo e non contribuire a renderlo, secondo l’immagine di Roland Barthes, una patata fritta, indurita, caramellata, nell’olio delle ritualità, parlerò di Sciascia - per rammemorarlo e commemorarlo - attraverso fatti e parole sue o di altri che potrebbero avere sviluppi nel futuro.
Come si sa, Sciascia ha donato la ricchissima corrispondenza alla Fondazione che porta il suo nome e che ha voluto a Racalmuto. Sin da subito però manifestò il rammarico che la Fondazione non avesse una dotazione economica ( “Dotazione cui io non sono in grado di partecipare” scrisse ).
Dopo il periodo delle vacche grasse, per ovviare alle difficoltà economiche, nel 2007, in quanto membro pro tempore del consiglio di amministrazione proposi che si pubblicassero le lettere destinando i proventi alla Fondazione stessa per il proprio sostentamento. Quale migliore formula per rafforzare la volontà di Sciascia e il senso della sua donazione.
Ciò non fu possibile manco tentarlo perché altri consiglieri del consiglio di amministrazione dissero che era impraticabile.
Qualche anno dopo, con mia sorpresa, ho trovato in libreria diversi volumi pubblicati con la corrispondenza di Sciascia con Mario La Cava, Vito Laterza, Vincenzo Consolo, nel 2012, nel 2016, nel 2019.



Evidentemente è stato possibile poi quello che prima era stato ritenuto impraticabile. E mi auguro con le finalità da me auspicate in favore della Fondazione stessa come penso avrebbe voluto lo stesso Sciascia che si rammariava di non essere stato in grado inizialmente a contribuire ala dotazione economica.
Ma non lo so. Mi auguro di sì, anche perché tanto ancora ci sarebbe da pubblicare con corrispondenti del tenore di Pasolini, Calvino, Napolitano…
Per non dire che ancora altre lettere di Sciascia si potrebbero intrercettare a svariati corrispondenti interessanti per altri aspetti facendo venire fuori uno Sciascia veramente inedito,
come quelle indirizzate all’amico di gioventù Gino Craparo, trasferitosi in America, a New York, negli Anni Sessanta:

Caltanissetta, 9/2/1960
Carissimmo Gino…
Ci terrei a sapere le tue impressioni sul mio Libretto: perché tu, da lontano, sei in grado di giudicare se c’è verità in quello che scrivo. Nella speranza di riverderti presto, ti abbraccio. Leonardo Sciascia”
***
Dalla minuta, senza data, di Gino Craparo (non inclusa nel video):
"Ti comprendo Nanà! I vicini, gli amici, i conoscenti mai ti daranno soddisfazione: Invidia, li strugge! Sol perché ti conoscono non intendono sottomettersi a considerarti superiore a loro. E tu lo sei superiore! Continua a scrivere ed a pensare, Nanà! non ti lasciare abbattere da alcuni calunniosi! Non lasciarti indebolire da certi critici da strapazzo. Tu sei molto sensibile e capisco che anche piccoli dissensi percuotono il tuo animo ed il tuo pensiero".





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