lunedì 19 ottobre 2020

UN ROMANZO PIENO DI GESSO: IL MARCHESE DI ROCCAVERDINA (1901) DI CAPUANA. Il gesso nella scrittura

Pubblico questo  ennesimo Post infarcito di gesso
ricordando con piacere che mio nonno era gessaio
 e pensando a mio padre che attivò per l'ultima volta la carcara di contrada Buovo.

Sarebbe interessante adunare e pubblicare, con i dovuti permessi, 
le ricorrenze del gesso nelle opere letterarie dei vari autori.  P.C.

Luigi Capuana in un ritratto di Antonino Gandolfo

 


[...] Dalla parte del viale che conduceva lassù, la casa dei Roccaverdina aveva l'entrata a pianterreno, mentre dal lato opposto la facciata di pietra intagliata si elevava con tre alteri piani su le povere casette di gesso dalle quali era circondata. Gli altri lati, a mezzogiorno e a tramontana...

pag. 13

.

Così ora il marchese, passeggiando per la spianata, con le mani dietro la schiena, in pianelle, vestito come si trovava, stimava quasi di essere in casa sua, e teneva udienze seduto su gli scalini di gesso dello zoccolo, sul quale anni addietro i missionarii liguorini avevano piantato una croce di legno che un colpo di levante aveva portato via sfascian- dola, e non era stata sostituita.

Verso il tramonto, i contadini del vicinato... 

pag. 46, 47

.

Erano più di due mesi che il marchese tralasciava spesso quella passeggiata di cui sembrava non avesse potuto fare a meno. Infatti chi aveva bisogno di parlargli, in quelle ore, si avviava difilato lassù, sicuro di trovarlo a passeggiare o a tenere udienza su gli scalini di gesso dello zoccolo senza croce.

pag. 50

.

Di là, la vecchia sua sorella lo chiamava:
«Silvio! Silvio! Non senti? Picchiano».
Scesi con un lume in mano gli scalini di gesso della 
scaletta, egli avea domandato da dietro la porta: «Chi siete? Che volete?».

«Aprite, don Silvio! Sono io.»

«Oh, signor marchese!», egli esclamò stupito, ricono- scendolo alla voce.

pag. 80, 81

.

Si sarebbe detto che i denari presi in prestito dal Banco di Sicilia, gli scottassero le mani, ed egli avesse fretta di buttarli tutti via, in legname, in mattoni, in tegole, in calce, in gesso, in ferramenta di ogni sorta.

pag. 177

.

«Ma che! Tutti credevano: "Ora ammazza la moglie!". Niente. Dal giorno dopo, egli riprese il suo mestiere di gessaio. E con la moglie non una parola, non un gesto; se non che, di tratto in tratto, conduceva via la figlia alla fornace dove cuoceva il gesso. E la moglie tremava: "Che farà? Scannerà quella povera creatura?". 

Non osava di fiatare però. E i vicini, zitti; avevano paura di lui, tornato dalla galera, con quel viso smorto smorto che inverdiva sempre peggio dell'aglio, come se il sole e l'aria non riuscissero ad abbronzarlo. Per farla breve... Vergine benedetta! Pare impossibile!... 

Ormai egli era convinto che quella non fosse sua figlia; anche la disgraziata se ne era convinta, indotta da lui: e cominciò ad odiare la madre. Ogni giorno, bisticci, parolacce, quando non andava alla fornace col padre... 

Finalmente, la madre se n'accorse. Piangeva da mattina a sera nei giorni che restava sola. Le vicine: "Che avete, comare?". "Ho la maledizione di Dio in casa!" Non si spiegava. 

Poi, la cosa diventò palese a tutti... Bisognava esser ciechi per non capire. 

pag. 277

.

E due giorni dopo... Mio padre raccontava: "Avevo bisogno di un carico di gesso, e domando alla figlia: 'Dov'è tuo padre?'. Risponde: 'Nella stalla; dà la paglia agli asini'. 

Aveva sei asini per trasportare il gesso. E vo' nella stalla, una porta accanto. Chiamo; nessuno mi risponde. Spingo la porta, entro... – mio padre qui si faceva sempre il segno della santa croce... – Il Rospo s'era impiccato a uno degli anelli della mangiatoia con la cavezza d'un asino... 

I sei asini mangiavano tranquillamente la paglia... 

Si era fatto giustizia con le sue proprie mani! E la gente disse che era stato il castigo di Dio perché il Rospo aveva rubato gli ori della Madonna e i calici e le patene!... 

Fu il primo a Ràbbato. Nessuno si ricordava che un rabbatàno si fosse ammazzato da sé fino a quel giorno".»

«Il Rospo ha aperto la strada e gli altri gli vanno dietro!», disse compare Cola. «Io intanto me ne vado a dormire»

pag. 278

.

Citazioni da Il marchese di Roccaverdina di Luigi Capuana

Carcara di gesso di mio nonno Calogero  in contrada "Buovo"



LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/libri/licenze/

TRATTO DA: Il marchese di Roccaverdina / Luigi Ca- puana ; introduzione di Sergio Campailla. - Ed. In- tegrale. - Roma : Biblioteca economica Newton, 1998. - 192 p. ; 22 cm. - (Biblioteca economica Newton. Classici ; 116).

CODICE ISBN FONTE: 88-8183-948-2

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 10 gennaio 2002 

2a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 21 maggio 2013

Il romanzo è stato pubblicato la prima volta nel 1901  


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