domenica 26 aprile 2020

A BIVONA GLI ARCHI LI CHIAMANO COSÌ: XANÈA. Ma attenti alla x

La X sta a indicare un'aspirata sorda, richiama grosso modo la quattordicesima lettera dell'alfabeto greco, la (maiuscola)  ξ  (minuscola) che le grammatiche chiamano "chi" e indicano come pronuncia "ch" , c aspirato" o, per restare a casa "nostra", al havalhavia o al havallo dei toscani, con aspirazione ancora più accentuata.

I bivonesi, come i ciancianesi, usano questa pronuncia anche per il verbo "camiari"  o "xamiari" che significa scaldare il forno, infuocarlo a temperatura idonea a farvi cuocere il pane. In altri paesi dell'agrigentino, tra cui Racalmuto, s'è persa questa pronuncia e si dice "famiari" mentre gli archi si chiamano semplicemente archi, come ad esempio l'arcu di don Illuminatu.






ph ©piero carbone 
4 settembre 2019

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