giovedì 4 giugno 2015

IL WEB E LA METAFORA DEL BALCONE



A proposito della fraintesa libertà di espressione sul web, una libertà schermata dalla distanza, il mio amico Lillo Mendola mi ha fatto riflettere che libertà ci può essere ma pensando al balcone.

Internet, il web, un blog, il social network... come un balcone. Il balcone del web.

Il balcone nel suo uso corrente serve, o serviva,  per stendere i panni,  come salotto sospeso di confidenziali chiacchierate anche con quelli del balcone vicino o era la destinazione di antiche serenate indirizzate all'amata di turno o postazione per gesticolare segreti messaggi a distanza etc. etc. etc.
Ma purtroppo è anche altro quando se ne fa un uso non ponderato.
   
Il balcone è privato ma quello che si dice o, peggio, si grida e si abbannìa dal balcone, può ritenersi faccenda solamente privata se il contenuto dell'abbannìo riguarda gli altri?
Uno può esprimere la propria libertà dal proprio balcone per blaterare, offendere, calunniare gli altri, impunemente?
Materialmente si può fare ma quelle parole diventano semi di verminanti rancori, bellicosi squilli di tromba, foriere di  inenarrabili sciàrre, di furibonde liti, come quelle delle donne che dopo essersele cantate dal balcone scendevano in strada e si scarmigliavano facendo intravedere nudità che attentavano al pudore e se non ci riuscivano si strappavano reciprocamente ciocche di capelli che stringevano nei pugni serrati dopo che quelle stesse mani avevano strappato strattonato graffiato. I maschi non si intromettevano, per non sporcare ulteriormente le acque, altrimenti... Sciàrri di fimmini dicevano per giustificare socialmente il non intervento.

Pensando a quelle scene e a quelle conseguenze ci sarà ancora qualcuno che sosterrà l'illimitata libertà del web? sul web?

Già, la libertà del balcone!

Meglio servirsene come Eduardo De Filippo in un famoso sketch: per centellinare una pacifica tazzulella di cafè.

2 commenti:

  1. Tempo fa parlando amabilmente a telefono con Piero si discuteva dell'impegno quasi quotidiano che un "blogger" si assume nell' aprire prima e gestire poi un Blog.
    Si parlava di "netiquette" un termine che unisce il vocabolo inglese network (rete) e quello di lingua francese étiquette (buona educazione) ed in particolare dell'uso di scrivere a stampatello per indicare uno stato di sovraeccitazione o rabbia in cui si “gridano” le cose o i contenuti che si possono esternare tramite il mezzo tecnologico , insomma si discuteva del modo di atteggiarsi o comportarsi in Rete e che era necessario una sorta di Galateo.
    Inevitabile è stato il parallelo con il balcone: un sito, un blog o un social network con la possibilità di interagire in tempo reale potevano essere assimilati allo scambiare due chiacchiere con il vicino di casa, solo che in Rete la casa ha le dimensioni del mondo ,un mondo in cui le distanze sono state annullate , un mondo che paradossalmente diviene Paese dove ci si conosce tutti e dove ognuno di noi può far valere e vedere le proprie virtù o le stesse farle diventare “virtuali”.
    Tu caro Piero, con la tua sensibilità di Poeta , hai completato la metafora evidenziando che “si grida e si abbannìa dal balcone, può ritenersi faccenda solamente privata se il contenuto dell'abbannìo riguarda gli altri? Uno può esprimere la propria libertà dal proprio balcone per blaterare, offendere, calunniare gli altri, impunemente? “ secondo il mio pensiero si dovrebbero evitare anche “li sciarri di fimmini” poiché la libertà del balcone implica che ci siano dei rapporti di buon vicinato in cui tra un balcone e l’altro ci sia un filo che li unisce, dove ci si possa stendere “li robbi” e godere del calore e della luce del sole per asciugarli.

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  2. A proposito di "libertà" (o presunta tale) di espressione trovo in rete questo articolo interessante (vai al link):
    http://www.nuoviargomenti.net/questionario-gabriele-pedulla/

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