domenica 15 febbraio 2015

FONDAZIONE SCIASCIA: CAVALLARO, DE VITA, TRAINA E LA TERNA DI FACCIATA

APPUNTI PROVVISORI

Qualche giorno fa, all'annuncio della terna di nomi, indicati dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione Sciascia, per scegliere il sostituto di un componente dimissionario del suddetto Consiglio di Amministrazione ho buttato lì per lì, in rete, questo commento a caldo:



Ma questa terna è di facciata: Di Vita è già designato da Sciascia per il comitato scientifico e Traina, da quello che si apprende dal sito ufficiale, è impegnato con l'istituzione bufaliniana di Comiso, e allora chi resta? Perché prenderci in giro? Se terna dev'essere, che sia corretta e fattibile!



Il Consiglio Comunale, come da Statuto, "dovrà" scegliere all'interno della terna proposta.

Intervengono in proposito alcuni internauti tra cui Giovanni Salvo, Nino Vassallo, Roberto Salvo, Calogero Taverna e vengono proposti altri possibili nomi, tra i quali anche il mio, che avevano però un mero valore simbolico visto che la terna effettiva da sottoporre al voto del Consiglio comunale era stata già fatta. Si apre una piccola digressione sulla prerogativa di "racalmutese DOC" che dovrebbero avere i nominativi proposti.




Precisato che "è il radicamento che ci fa DOC. O tutti DOC o nessuno; semplicemente: racalmutesi",  mi avventuro in alcune precisazioni:

Chiarito ciò, e ringraziando per gli apprezzamenti e le segnalazioni, la coscienza ci impone (DOC e non DOC) di interrogarci e interrogare sul destino della Fondazione, e come racalmutesi (liberi e disinteressati e vigili) lo stiamo facendo:                                                                                                                        
ci vorrebbe anzi un documento scritto da far sottoscrivere in rete e presentarlo al Presidente del Consiglio e a tutti i consiglieri, visto che loro si assumeranno la responsabilità di "scegliere". 
Ma sceglieranno in base a che? 
In base a coscienza e conoscenza, naturalmente. 
Penso saranno grati ai cittadini che offriranno le loro, di conoscenze, spinti dal loro stesso amore per il paese. 
Una su tutte: quando nella terna si propone un nominativo designato da Sciascia nel comitato di Organizzazione e Vigilanza, se costui venisse cooptato nel consiglio di amministrazione (organo esecutivo), chi vigilerà? Vigile e vigilato possono essere la stessa persona? Etc. etc. 

Ma Nino Vassallo che "sa" le carte della Fondazione, Giovanni Salvo con l'esperienza e la sensibilità di spassionato e combattivo e produttivo amministratore e Calogero Taverna con le sue conoscenze capaci di radiografare regole regolamenti organismi e organigrammi, ma anche altri ce ne sarebbero di esperienza, come gli ex assessori alla cultura come Carmelo Mulè ad esempio, e gli ex sindaci, e gli amministratori artefici della Fondazione, tutti costoro potrebbero portare il loro contributo per la scelta migliore: migliore per la memoria di Sciascia ma soprattutto migliore per il paese poiché questo era quello che voleva Sciascia. 
Non ricaschiamo negli errori del passato: sarebbe sciocco se non colpevole. Si elimini ogni dubbio, ogni opacità.





 Apriti cielo!

Il solito "Malgrado tutto", mai tirato in ballo nel mio ragionare, nonostante l'acrimoniosa condanna all'ostracismo mediatico in effigie e "in verbis" con la solenne promessa o minaccia di non occuparsi mai più me, delle mie riflessioni pubbliche e soprattutto della mia attività culturale (sic!),  al netto da volgare e inopportuna e offensiva satira di cattivo gusto, non apertamente ma sotto pseudonimo, ergendosi a difensore d'ufficio (ma un organo d'informazione ha interessi di parte da difendere? o deve ricambiare il favore a Cavallaro che dinanzi al ministro della Giustizia ha designato "i ragazzi di Malgrado tutto" quale "spinta al nuovo" in un comune commissariato per mafia?) torna a occuparsi di me  e affermando il falso, mi fa dire cose false (non è la prima volta.)

Ma perché non mi lasciano in pace? Perché tanta acrimonia?
Perché non ribattono punto per punto quanto da me sostenuto invece di saltare a piè pari le questioni e distrarsi, e distrarre con notazioni personali che niente, ma proprio niente, hanno a che fare con le questioni sollevate.  Mi sovvengono i calzini fucsia del giudice Misiani. Ma è giornalismo codesto?

E' più forte di loro, dinanzi a certi argomenti, si intromettono, non richiesti, a gamba tesa, e non si capisce perché. O forse sì.

Solidarizzo con Gaspare Agnello, dissento, in ossequio all'insegnamento sciasciano, dal Premio Racalmare-Leonardo Sciascia  assegnato a un autore mafioso ed ergastolano non pentito e loro vengono in difesa del Presidente del Premio  e mi attaccano.  Non è lecito pensarla diversamente? Evidentemente no, specialmente se il Presidente del Premio è Savatteri che è di Malgrado Tutto.

Ho da ridire se l'amministrazione decide di percepire l'indennità di carica nonostante in campagna elettorale sia stato solennemente promesso il contrario, e loro, invece di ribadire lo stesso convincimento al tempo della campagna elettorale, mi attaccano. Forse perché tra gli assessori qualcuno proviene dal comitato di redazione del loro stesso giornale?

Per non dire del mio nome tirato in ballo alle ultime elezioni quale probabile candidato a sindaco  o assessore o collaboratore in pectore di questo o quel candidato a sindaco senza che mai io ne avessi accennato fino a quel momento ad alcuno né che altri avesse fatto formale proposta a me. Pura invenzione. Caso strano e "interessante" al punto che l'università di Palermo ha assegnato una tesi di laurea sul caso Carbone e la posticcia comunicazione politica sul web.

Per non dire delle rozze elucubrazioni offensive tirate in ballo a ridosso di un mio personaggio di fantasia che una volta sanno con certezza chi è facendogli dire cose da me mai scritte e quindi inventate al solo scopo di denigrare, ridicolizzare ed offendere.
Sono arrivati ad inventarsi il movente per cui venticinque anni fa avrei incominciato a legarmela la dito. Ma quale avvocato o pubblico ministero corretto potrebbe arrivare a tanto?

Arrivare a scambiare l'aggettivo possessivo de "Il mio Sciascia" per un atto di notarile proprietà privata è di una inconsistenza infinita! Non sono io che lo esibisco come richiamo sul frontespizio di un giornale e sullo stesso giornale vendere spazi pubblicitari.
E' stato qualcun altro, malgradotuttiano, sol perché figlio del segretario-tesoriere ad arrogarsi il compito di rispondere a nome e per conto della Fondazione a Mario Giordano quando nel 2000 piombò da Milano per un servizio del "Giornale" e voleva conto e ragione dello "scatolone vuoto" della Fondazione.

Dopo tanta e tale premessa veniamo all'ultima intromissione.  E' bene che chi non sa, sappia, visto che tocca difendermi dalle invenzioni attribuite a me stesso o ai miei personaggi di fantasia.
 E' giornalismo codesto?



Dunque.
Per il giornale di cui sopra, mi sarei proposto come unico e trino per il consiglio di amministrazione della Fondazione: mai fatto. Né uno né trino. Trino? Manco Padre Pio avrebbe potuto, ché al massimo poteva essere ubiquo! Che sciagura per un giornale di provincia credersi, senza esserlo, Charlie Hebdo!
Le cose stanno, ovvio, diversamente: nel dibattito fb altri hanno proposto il mio nome, unico e non trino, assieme a quello di tanti altri come Savatteri, Cavallaro, Merulla, Martorana, Marchese, Giovanni Salvo, Giovanni Liotta e tanti altri ancora. Un documento del 2008 dice quanto lontano sia stato dal nutrire aspirazioni in proposito. Altro che Carbone, Smaragodos e Scornabecco!
Che furia iconoclasta! Prendersela con i miei ignari personaggi frutto della mia fantasia! 

Sarei contro la Fondazione quando invece avrei sollecitato a suo tempo (con pochi altri racalmutesi, Calogero Taverna ne sa qualcosa) l'apertura reale con la donazione di carte e opere d'arte completa, mentre altri erano ciecamente felici pur di cogliere al volo manifestazioni e passerelle per promuoversi o promuovere il loro giornale;


sarei contro Cavallaro sol perché, assieme a tanti altri racalmutesi, ho sollevato dubbi sul metodo quando è stato proposto (quasi imposto) a sindaco sul Foglio dal giornalista Buttafuoco o su Malgrado tutto dai potenti Montante e Lo Bello, rappresentanti di  spicco di Confindustria e Confcommercio; sorvoliamo sui particolari.

Sarei infine, novità delle novità, sarei contro il poeta De Vita e il prof. Traina. 
Ma da dove si evince? Dove l'avrei scritto? A chi mai l'avrei detto? Inventarsi le risposte e appiopparle a questi e a quello non è un buon metodo giornalistico. E come può incorrere in uno scivolone così pacchiano un giornale che pur vanta giornalisti professionisti, ritenuti di vaglia e non certo sprovveduti!

Anzi, sono gli altri semmai che offendono i professori Nino De Vita e Giuseppe Traina proponendoli nella terna sapendo che difficilmente potranno essere scelti in quanto l'attuale incarico di De Vita, voluto a vita da Sciascia, potrebbe essere incompatibile col nuovo incarico e il prof Giuseppe Traina già spende le sue energie in quanto facente parte del comitato scientifico della Fondazione Bufalino di Comiso.



Lo ripeto, non io contro ma sono gli altri semmai che li offendono proponendoli sapendo che difficilmente potranno essere scelti (vedremo come finirà) in quanto l'attuale incarico di De Vita, ad esempio, voluto a vita da Sciascia potrebbe essere  incompatibile col nuovo incarico, ma anche a non esserlo in termini di leggi e regolamenti notarili, sarebbe certamente offensivo nei confronti della memoria di Sciascia dimettersi da un ruolo, da un incarico di fiducia e di stima da lui indicato.
(Sia con Nino De Vita che con il prof Giuseppe Traina ho avuto modo di avere cortesissimi scambi 
culturali. Perché dovrei essere contrario? Anzi!).


Resta Cavallaro, ma alla luce di quanto esposto, sarebbe offensivo per lui essere scelto così, in una terna che non risulta terna praticabile: e il modo ancor m'offende, direbbe con i versi antichi. E poi, scusate, di cosa stiamo parlando? 
Cavallaro dovrebbe fare il Segretario-Tesoriere  del consiglio di amministrazione! E sì, perché tale è il ruolo  che dovrebbe rimpiazzare in sostituzione del predecessore dimissionario, un ruolo voluto non da Sciascia e a vita come i membri del comitato di Organizzazione e Vigilanza ma dal Consiglio comunale di Racalmuto che, per le sue buone ragioni, quella volta scelse un racalmutese, il prof. Salvatore Restivo Pantalone.

Contrario a Cavallaro in modo preconcetto, e perché?
Se verrà nominato dal consiglio comunale, voglio tanto sperare che possa attuare  lui in prima persona quello che caldeggiò  con l'imperativo "schiodali!" quando seppe che ero diventato assessore alla cultura e in quanto tale membro di diritto della Fondazione Sciascia.
Un imperativo che non ho inteso  contro qualcuno ma esclusivamente come una spinta a dare il mio contributo per rendere più attiva l'istituzione sciasciana e quindi la convinzione da parte sua che ne avesse bisogno.
Alla luce di questa premessa,  tramite Cavallaro, la Fondazione non si dovrebbe rinchiudere in se stessa quasi hortus conclusus  per pochi eletti. Non dovrebbe.


Il fatto è che la vicenda odierna è solo un aspetto contingente di un'istituzione responsabile di tante aspettative disattese.

In funzione di un rilancio sarebbe utile rivitalizzare la macchina organizzativa e preliminarmente capire lo stato dell'arte che passa da tante domande.

Il prof Di Grado, ad esempio, perché non è stato presente e manco invitato (parole sue) nelle cruciali manifestazioni alla Fondazione  coordinate da Cavallaro al tempo dei commissari con la presenza di cotante autorità e financo del ministro dei Beni Culturali Brai?
Perché, pur essendo Direttore letterario, designato da Sciascia, e contemporaneamente membro del Consiglio di amministrazione, è stato un po' troppo defilato in un periodo critico della Fondazione?Perché? Che cosa lo ha fatto tenere lontano? A cosa si riferiva quando accennò qualche anno fa a camarille di paese?


Ma è possibile essere nominati a vita da Sciascia nel Comitato di Organizzazione e Vigilanza e trapassare, per gestazione interna, nel consiglio di amministrazione della Fondazione stessa?
Come è stata portata avanti la gestione dell'epistolario sciasciano venuto alla ribalta per un un uso non propriamente chiaro e ottimale?
A scanso di personalismi e di voci di piazza o di corridoio, e lontani da ogni tornata elettorale, è opportuno chiedersi:  quali prerogative deve avere il prossimo vicepresidente della Fondazione Sciascia?
L'eventuale coinvolgimento di Cavallaro sarebbe più produttivo per la Fondazione come segretario-tesoriere o nella veste e nel ruolo di vicepresidente?

Queste domande sono a favore o contro la Fondazione?

E' a favore chi vuole la chiarezza o chi vuol lasciare tutto nelle nebbie del dubbio?



La Fondazione nella chiarezza avrebbe basi più solide per una azione culturale e organizzativa più proficua. 
E' essere contro, volere questo?
Chi può arrogarsi la prerogativa di stabilire chi è contro e chi è a favore della Fondazione? E sulla base di quali criteri?
Un giornale non dovrebbe essere la casa delle idee di tutti nel reciproco confrontarsi?

Ragionare, prego, ma senza offendere, anche perché non si può continuare a farlo impunemente.

Se ci sarà, mi auguro  che il dibattito sia civile e soprattutto partecipato: sarebbe una buona anche se tardiva occasione  per far riavvicinare la Fondazione e i racalmutesi che per tanti  versi l'hanno percepita assente o lontana,  con l'acuito rammarico di una speranza disattesa, di una eccezionale occasione mancata.





Link correlato
http://www.amicisciascia.it/servizi/sciascia-in-rete/item/150-sulla-fondazione-sciascia-di-racalmuto.html



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Le immagini riproducono lo Statuto; i nominativi sono relativi al primo consiglio di amministrazione
 e alla prima designazione delle varie cariche

3 commenti:

  1. Intanto grazie per aver pubblicato lo statuto della Fondazione la cui lettura suggerisce diverse domande: Chi sono i cd. Benemeriti e Sostenitori che presuppongono elargizioni e donazioni alla Fondazione ,dicitura definita impropria dallo stesso Sciascia " non poggiando su una contemporanea deliberazione che dotasse l'iniziativa di uno stanziamento finanziario per il suo mantenimento." Dotazione ,esplicitava Sciascia, " cui io non sono in condizione di partecipare".
    Le elargizioni del Comune di Racalmuto,100 milioni di Lire per 9 anni a partire dall'esercizio 1990 sono state fatte ? Esistono dei Rendiconti annuali ? come li hanno "investiti" le dotazioni ed elargizioni avute : sono stati spesi per addivenire alla volontà dello Scrittore? A queste domande non è possibile rispondere visionando il sito ufficiale della Fondazione né quello del Comune di Racalmuto. Il resto delle polemiche sul subentro del segretario o l'uscita di un consigliere lascia il tempo che trova.Insomma sulla Fondazione e quello che dovrebbe rappresentare per Racalmuto v'è un deficit di trasparenza che deve essere colmato per rispettare fino in fondo l'intendimento di Leonardo.

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  2. Mia Nota pubblicata su fb.
    PARTE A

    CAVALLARO SI', CAVALLARO NO. NON E' QUESTO IL PROBLEMA
    18 febbraio 2015 alle ore 11.42

    Avrei voluto mettere in epigrafe a queste riflessioni un pensiero di Brancati sul rapporto tra i siciliani e la cultura, ma non mi viene sotto mano. Questo rapporto lo definisce mi pare "drammatico", ma non ne sono sicuro.

    In merito alla faccenda del rinnovo del consiglio di amministrazione della Fondazione Sciascia ci si attendeva una parola di chiarimento sui tanti quesiti sorti sulle modalità della terna proposta, chiarimento da parte del Sindaco e/o dell’assessore alla cultura che della Fondazione sono membri di diritto pro tempore e/o dei consiglieri che dovranno votare e avallare quanto proposto dal consiglio di amministrazione della Fondazione Sciascia.

    Una modalità da chiarire riguarda la validità di un candidato, se è compatibile in una terna definita come interlocuzione "di facciata" o da altri "con uno preferito rispetto agli altri due", nel senso che le altre due proposte richiedevano almeno un chiarimento preliminare: il poeta Nino Di Vita era stato già designato a vita da Sciascia per il comitato di Organizzazione e Vigilanza e il prof. GiuseppeTraina, da quello che si apprende dal sito ufficiale, è impegnato con l'istituzione bufaliniana di Comiso. E’ statutariamente corretto e, Statuto a parte, opportuno trapassare da un incarico a vita per nomina a una carica elettiva? E’ stato corretto averlo fatto precedentemente con altri?

    Questo è quanto si chiedeva e non una preclusione nei confronti di Felice Cavallaro o di qualche altro: richiesta nel segno di una maggiore apertura della Fondazione alla cittadinanza di cui è espressione e per un riavvicinamento reciproco.

    Invece, da parte di alcuni, si è spostato tutto il dibattito sulle persone nominate e da eleggere: quasi a farne una questione di tifo e schieramenti preconcetti, come nelle tifoserie appunto.

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  3. Mia Nota pubblicata su fb.
    PARTE B


    Ma come si può avviare un nuovo corso di apertura, di riavvicinamento e trasparenza che veda la partecipazione della cittadinanza se non si rende pubblico un passaggio cruciale della Fondazione che vede protagonisti i consiglieri che della cittadinanza sono espressione in quanto eletti?

    Non è da intendere nel segno dell’apertura e di un nuovo corso di trasparenza e di non politichese, rendere pubblica la terna da votare a tre, quattro giorni dalla scadenza dei 60 giorni quando il consiglio, come da Statuto, la deve votare!

    I consiglieri che hanno avuto con tempestività la sensibilità di esporre pubblicamente la loro scelta, che vogliamo credere tramite un comunicato stampa per darne la massima diffusione, si diffondono con ammirevole competenza e conoscenza sulle qualità di organizzatori culturali, nonché su quelle letterarie e sull’ampio corredo bibliografico dei tre candidati, ma non spendono una parola sulle questioni di cui sopra: le ritengono insussistenti? Lo dicano, lo chiariscano.

    Dicano se lo Statuto per loro va bene così com’è.

    Invece, niente. Soltanto una preventiva e tempestiva dichiarazione di voto incentrata sulle persone.
    Non era da intendere come una sorta di tifo sulle persone. Se qualcuno lo ha voluto o lo vuole intendere così lo fa erroneamente e strumentalmente.

    Perché invece la dichiarazione di voto non la si prevedeva per tutti i consiglieri, della maggioranza e della minoranza, una dichiarazione pubblica di voto! I cittadini si sarebbero rispecchiati nelle ragioni degli uni e degli altri ma alla fine avrebbero sentita propria qualsiasi decisione, perché perseguita con ragionamenti pubblici, tramite i loro rappresentanti, e in favore della Fondazione per la quale i nominativi sono o dovrebbero essere gli strumenti attraverso cui raggiungere taluni obiettivi, talune mete.

    Solo in tal senso la scorsa estate avevo espresso le mie preoccupazioni al neoeletto sindaco sulle sorti future della Fondazione visto il decorso dei decenni precedenti. A dire il vero ne ricevetti rassicurazioni tanto da star sereni. Una serenità, in verità, preesistente e assodata vista la natura disinteressata delle preoccupazioni avanzate. Una serenità da estendere agli altri, semmai, ma soprattutto alla Fondazione Sciascia e al suo destino.

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