lunedì 24 novembre 2014

ERBA MALIGNA, POESIA BENIGNA

Prosegue proficuamente il cammino poetico di Calogero Restivo,
approdato a una poesia benigna
geminata 
non da sortilegi, bensì
per stranie leggi
da ancestrali erbe maligne,
"complici le ultime piogge".
L'ascolto dei canti va colto
e non va rimandato.




"Raphael
...il ritmo ed ogni frase mostrino
che d'un Alessandrino scrive un Alessandrino".

Costantino KAVAFIS,
  Per Ammone, morto a 29 anni, nel 1610


(trad.: Tino Sangiglio)


Caro prof. Restivo,
siano scritti i suoi versi
in modo che racchiudano - come lei sa -
un poco della nostra vita,
in modo che il ritmo ed ogni frase mostrino
che d'un Racalmutese scrive un Racalmutese.

Parafrasando Costantino KAVAFIS.
  

A tutti i morti giovani
che lasciano il dolore di un comune passato
e il rammarico di un inedito futuro.
Il ricordo resta, di patria coabitata,
della lingua complice di sogni.


Silenzio di vetro 

Suona l'ora rintocchi lenti
come in accordo
con passi cadenzati
su percorsi lucidi di pioggia.

Arrivano note
forse strozzate dal vento
che urla tra i vicoli e le case
sussurrate come le parole
che vengono dal di dentro
e non hanno voce.

Interrotto il conteggio di ore
nella notte di silenzio di vetro
fragile.

Calogero Restivo, L'erba maligna, 
Editore Lampi di Stampa s.r.l., Vignate (MI) 2014.






3 commenti:

  1. Gentilissimo Professore Carbone, dirle grazie per la serietà e competenza con cui guarda alle mie modeste opere, inteso come lavori, mi sembra poca cosa ma anche le espressioni più sentite di gratitudine sono fatte di parole. Grazie per i consigli, grazie per i preziosi accostamenti e grazie per il tutto che rappresenta per me un valido stimolo a proseguire e migliorare, non dimenticando( e come potrei ?) che per tanti anni sono stato lontano dalla poesia e dalla cultura che non fosse quella riferentesi alla mia attività passata. La prego di non farmi mancare in futuro i suoi preziosi pareri. Cordialmente Calogero Restivo

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  2. E' un piacere. E' l'apprezzamento di un sentire poetico. Siamo della stessa terra, eppure fisicamente non ci conosciamo, non per questo è meno intensa la corrispondenza mediata dai libri, anzi.

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  3. Siamo della stessa terra e legati ad un cumulo di case, di vie, di ricordi. ragazzi non ci siamo incontrati: io ero già in avanti negli anni quando lei, ragazzo correva per le vie del Carmine ma dello stesso paese parliamo: io come era allora e come lo vedevo, bello, ombroso, vivo e lo dipingo nei ricordi migliore di com'era e forse di com'è, lei che ci vive o che ci è più vicino lo vede come è oggi e oggi vorrebbe farlo migliore, più bello, più vivo, più attento alle esigenze della gente e più rispettoso delle esigenze della gente. E questa per me è una sorpresa, ritrovarci vicini, con gli stessi interessi senza conoscerci fisicamente, conoscenza fisica che forse non aggiungerebbe niente alla corrispondenza attuale operata attraverso libri che aiutano a scoprire comuni sentiri.

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