giovedì 26 dicembre 2013

TEGOLE ANTICHE E DISGRAZIE MODERNE



Tegole antiche o canàla

Aggiungevano sale all'argilla: di questo speciale impasto erano le tegole con cui si ricoprivano i tetti delle case. E il sale, si sa, è sapienza, intelligenza. 


Con quest'arte antica Angelo Martorelli e suo fratello Pietro detto "il bersagliere" hanno steso un virtuoso manto protettivo sulle teste dei racalmutesi.


Con le tegole moderne non piove acqua nelle case ma, intelligenza  parte, occorrerebbe un nuovo impasto che non lasciasse trapelare alcun tipo di dannose precipitazioni né in senso proprio né in senso figurato. 


Tegole antiche e sopraggiunte tegole moderne


Stoviglie, risalenti al periodo arabo del IX e X secolo, sono state rinvenute presso la reggia kalbita di Maredolce a Palermo durante i lavori di restauro. È risaputo che anticamente esistevano stoviglie in terracotta da intendere ieri come oggi: il complesso dei pezzi di vasellame per uso di tavola e di cucina. Fors’anche a Racalmuto, di origini arabe, gli antichi stovigliai ne fabbricavano. Ma non vi sono reperti a testimoniarlo.

Anche il nome primevo di stovigliai o stovigliaj ha subito una conseguente trasformazione: nelle carte del 1910 non troviamo più “stovigliai” ma “tegolieri”.

Canalàra vengono detti a tutt’oggi i fabbricanti di canàla ovvero di tegole, i coppi con cui una volta si ricoprivano i tetti delle case, prima di essere soppiantati dalle nordiche tegole rosse. 
C’erano anche modi di dire legati ai canàla. I bambini dicevano Santa Nicola, Santa Nicola, vi dugnu la vecchia e mi dati la nova e contemporaneamente lanciavano sulle tegole stagionate delle case basse i denti da latte appena disalveolati. San Nicola avrebbe provveduto a far ricrescere quelli nuovi.

“Avere un canale” significava e significa poter contare su qualcuno cui raccomandarsi per ottenere un favore in analogia alle tegole che incastrate tra loro in linea scoscesa fanno scivolare l’acqua piovana da una tegola all’altra, fino a farla sfociare nella cannalàta, una volta anch’essa in terracotta.



Questi e altri modi di dire sono divenuti sempre più rari come rari sono ormai i tradizionali fabbricanti di tegole. A Racalmuto due anziani fratelli, con segreta formula, continuano a impastare sapientemente tegole semiconiche, con argilla e sale, ma anche mattoni quadrati per anticheggianti pavimentazioni rustiche e mattoncini rettangolari, leggermente incurvati, per costruire la volta dei forni domestici.

Nella bella stagione, dopo averli asciugati al sole, cinque, seimila tegole, mattoni e mattoncini impilati un una cavità cilindrica scavata a terra, vengono messi a cuocere con il forno infuocato ad oltre 800 gradi, per tre giorni e tre notti. Se tira vento verso sud-ovest, il paese viene invaso dal fumo e dall’odore dell’argilla cotta.

Al termine del terzo giorno è una processione verso lo stabilimento dei canalàra detto Stazzùni: si vanno a riesumare antichi sapori di cibi messi a cuocere sulla catasta di tegole ancora calde. Oggi, l’uso delle tegole in terracotta è folklore, vezzo borghese, una volta rappresentava una necessità oltreché una fiorente attività artigianale.


Tutti i tetti, tutte le pavimentazioni e tutti i forni delle case racalmutesi ricche e povere venivano riforniti dai canalàra che erano, si può immaginare, molti e tutti bisognosi della materia prima: l’argilla. Di ottima qualità e abbondante si trovava nei terreni in contrada Fontana, nei pressi del Giardino dei Whitaker.


da Il giardino della discordia. Racalmuto nella Sicilia dei Withaker, Coppola editore, Trapani 2006. Prefazione di Rosario Lentini

http://www.coppolaeditore.com/category/58-saggistica.aspx

http://www.criticaletteraria.org/2012/05/il-salotto-una-passeggiata-palermo-con.html




2 commenti:

  1. Ai giovani , che facevano gli " schizzinosi " per quanto riguardava la scelta dei fidanzati , o delle fidanzate , i piú anziani dicevano : " piglia e ti la v´affari a lu stazzuni " .

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  2. Molto usati una volta anche li maduna di crita, ad opera di li stessi canalara, per fare pavimenti ad un livello intermedio tra quelli pregiati in marmo o maiolica e quelli semplicemente di terreno battuto o " a giacatu".
    Oggi i pavimenti di crita con una levigatura e una successiva ceratura possono avere un indubbio fascino, se inseriti in un giusto contesto e per chi li sa apprezzare

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