mercoledì 15 maggio 2013

SENZA CABASISI PER ESSERE LONGEVI?




VISNU' E IL DUBBIO AMLETICO DI UN GATTO

 Una biblica invasione di animali c'è stata l'altro giorno all'Auditorium della Rai di Palermo in viale Strasburgo, 19: cani gatti pellicani volpi grilli topi ricci galline asini coccinelle capre mucche conigli storni e anche un delfino un'aquila  e una gazza ladra. La Rai come l'Arca di Noè? Per fortuna, o per sfortuna, dipende dai punti di vista.  

L'Arca è solo un'immagine ma è vero che tutti questi animali, e altri ancora, nel pomeriggio di giovedì 9 maggio sono stati evocati all'Auditorium  di Palermo, in occasione della presentazione del libro Italo. Storie di animali, ideato e curato da uno che gli animali li ama davvero,  Aurelio Caliri, artista eclettico di Siracusa, instancabile promotore di iniziative artistiche, scrittore, pittore, musicista ovvero compositore, pianista, fisarmonicista e cantautore.


Video della Presentazione


Da sx: Aurelio Caliri, Flora Restivo, Ignazio Maiorana, Piero Carbone.
Foto di Anna Ortisi.

Tutte queste specialità Aurelio Caliri le ha messe al servizio dei suoi amici animali animando una serata in compagnia del pianista Giuseppe Campisi e di alcuni amici scrittori e amiche scrittrici a cui aveva chiesto un racconto, una poesia, una testimonianza da inserire nel libro. Flora Restivo era una di queste: in abito rosso, una elegante silhouette, dall'eloquio colloquiale e forbito, inframezzato di colorito dialetto, ci ha riferito del suo amore per i gatti, degli insegnamenti di cui sono latori, degli inquietanti dubbi che possono suggerire e delle involontarie metafore. 
E' quanto emerge dalla disavventura di Visnù, scritta in siciliano e, per non privare della comprensione e dei suddetti dubbi gli italofoni, trasposta in lingua italiana.




E' la storia di un gatto che da una coppia di giovani sposi viene affidato al loro amico veterinario Caloriu, ma nel riprendersi, di ritorno dal viaggio di nozze, l'amato micio, trovano ahimè, anzi, ahiloro, anzi, ahilui, una sgradita sorpresa perché l'amico veterinario ha frainteso il senso dell'affidamento e delle cure da dare al gatto con qualcosa da togliere! La storia, tuttavia, ha un seguito positivo con lo strascico di un amletico dubbio finale: orchiectomìa o non orchiectomìa... è questo il problema?

Di seguito si offrono alla lettura l'incipit in italiano e l'epilogo bilingue. 


Visnù

racconto di Flora Restivo


 Incipit:

   Visnù, nome di gran peso, è quello del gatto di Matteo, soprannominato "Spellaportafogli", in quanto impiegato all'ufficio tributi.
   Alto, bruno, sempre azzimato, era fidanzato con una ragazza dotata di un paio di tette smisurate.

La poverina cercava di mimetizzarle in tutti i modi, ma dato che Ie iniziavano appena sotto la gola, era tutta fatica sprecata.

Un bel giorno, da fidanzata innamorata, pensò bene di regalare al suo Matteo un bel gatto di razza, un persiano nero, che era una meraviglia di questo mondo.

Figlio di campioni, nipote di campioni, insomma, il massimo.

Matteo ne fu contentissimo, gli comprò una brandina, un collarino con la campanella, giochini a forma di topo o d'uccello, si fece consigliare in tutto e per tutto dall'amico Calogero Tagliecuci, veterinario, che visito la bestiolina pezzettino per pezzettino, stabill che si trattava di un esemplare perfetto, gli disse quel che doveva mangiare, i vaccini da fare, stabill che, crescendo, sarebbe diventato un gran bel maschione, proprio adatto a concepire figli da primo premio.

I fidanzati erano in paradiso, presero quel piumino e Matteo se lo portò a casa, dando inizio ad una convivenza perfetta. [...]




Edizioni del Calatino




Epilogo. Versione in siciliano:

A Matteu ci incuminciau a quagghiari lu sangu. "Caloriu, che ci tagghiasti a lu me campiuni?".
Silenziu. "Chi ci tagghiasti, parra!".
Caloriu truvau na larma di vuci: "Ci tagghiai... ddi cosi, li baddi, nsumma".
"Mi stai dicennu chi mi scugghiuniasti dda maravigghia? Dimmi chi capivi mali, dimmi chi nun è veru!".

Un forti trimulizzu lu facia abballariari tuttu, era russu 'n facci e s'appi a sdivacari nta na seggia.

"Matteu, sugnu dispiaciutu, ma chi pozzu fari, oramai? Appizzari nun si ponnu chiù, però ti li sarvai nta na burniedda".

"Nta na bumiedda ju ci nfilu chiddi toi, gran tuttu fitenti! Ddu figghiu miu, oramai mi lu facisti addivintari un menzu jattu, ma ju t'ammazzu, comu è veru Diu!".

Curriu lu nfirmeri, circannu di mettiri paci, ma fu mpossibili, Matteu si ni jiu, purtannusi a lu  poviru Visnu, ancora menzu addurmisciutu, santiannu comu un turcu contru a 1'amicu.

'N casa, cu Teresa, si ficiru na bedda chianciuta, poi stabileru chi cu Caloriu nun ci vulianu aviri chiù nenti di spartiri, circaru di cunfurtarisi e foru chiù amurusi di prima cu Visnu, chi, menu mali, nun avia caputu nenti di zoccu ci avia capitatu.

Passatu qualchi misi, ficiru paci, veru veru Visnu nun putia fari figghi, ma era sempri beddu, jculanu, buffuni e chinu di saluti.

Li persi di vista, ma 1'autru jornu ncuntrai a Teresa, sempri minnuta. Ni vasamu e n'abbrazzamu: "Comu siti, comu va?". "Tuttu a postu, ringraziannu a Diu, no, figghi nun n'avemu".

"E Visnu?".

"Visnu è ancora vivu, sta di papa, avi vint'anni e ancora, si ci capita, joca”.

Arristai a vucca aperta: vint'anni! Voi vidiri chi dda tagghiatina di cabasisi ci allungau la vita?

E siddu fussi accussi puru pi 1'omini?

Ci fussi di fari lu spirimentu, ma vuluntari nun si ni trovanu!




 Epilogo. Versione in italiano:


A Matteo prese a congelarsi il sangue. "Calogero, cos'hai tagliato al mio campione?".

Silenzio. "Cosa gli hai tagliato, parla!".

Calogero recuperò un filo di voce: "Gli ho tagliato... quelle robe, le palle, insomma".

"Mi stai dicendo che mi hai castrato quella meraviglia? Dimmi che ho male interpretato, dimmi che non è vero!".

Un forte tremore lo faceva traballare dalla testa ai piedi, era rosso in faccia e si lasciò cadere su una sedia.

"Matteo, sono mortificato, ma ormai, come posso rimediare? Riattaccargliele non si può, però te le ho conservate in un barattolino".

"In un barattolino io ci infilo le tue, gran pezzo di carogna! Quel figlio mio, ormai me lo hai fatto diventare un mezzo gatto, ma io t'ammazzo, quanto è vero Iddio!".

Accorse 1'infermiere, cercando di mettere pace, ma non fu possibile, Matteo andò via, portandosi il povero Visnu, ancora mezzo addormentato, bestemmiando come un turco contro 1'amico.

A casa, insieme a Teresa, si fecero un gran pianto, poi stabilirono che con Calogero non volevano avere più nulla a che dividere, cercarono di consolarsi e furono piu amorevoli di prima con Visnu, che, meno male, non aveva capito nulla di quel che gli era capitato.

Passato qualche mese, si riappacificarono, alla fin fine, Visnu non poteva avere figli, ma era sempre bello, giocherellone, scherzoso e pieno di salute.

Li persi di vista, ma 1'altro giorno incontrai Teresa, sempre popputa. Ci baciammo e abbracciammo: "Come state, come va?". "Tutto a posto, ringraziando Dio, no, figli non ne abbiamo".

"E Visnù?".

"Visnù è ancora vivo, sta da papa, ha vent'anni e, ancora, se capita, gioca".


Restai a bocca aperta: vent'anni! Vuoi vedere che quella tagliata di "cabbasisi" gli ha allungato la vita?

E se accadesse lo stesso anche agli uomini?
    Ci sarebbe da fare la sperimentazione, ma volontari non se ne trovano!




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3 commenti:

  1. Un antelucano saluto ed un sentito ringraziamento per le gentili espressioni nei miei confronti e la pubblicazione di brani del mio racconto.
    Grazie per la foto della copertina di "Dudici", la mia raccolta di racconti.
    Sì, è stata davvero una bella serata, che la musica di Aurelio Caliri ha reso indimenticabile, ma è sempre un momento da ricordare quello che ci avvicina e come persone e negli interessi.
    Altro non mi tocca dire, non posso autocommentarmi!
    Grazie ancora.
    Flora Restivo.

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  2. Un plauso a Piero Carbone, la cui attenzione nei confronti di Flora Restivo rende un po’ di giustizia a una fra le voci più interessanti (ma, purtroppo, meno conosciute) dell’attuale panorama dialettale dell’Isola. Un caro saluto ad entrambi e a tutti, Marco Scalabrino.

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  3. Grazie a Marco Scalabrino, insostituibile amico e compagno di viaggio lungo la via di un percorso poetico e letterario permeati. d'amore per un "poiein" forte, intenso, avulso da banalità e "dejà vu".
    Essere nel cuore di chi ci stima e ama veramente, è, di sicuro,ciò che più conta nella vita.
    Un saluto affettuoso.
    Flora Restivo

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