giovedì 25 ottobre 2012

UNA STELLA A MONTEDORO






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Quando le sere d'estate non avevamo nulla da fare in paese perché nulla vi s'organizzava a differenza di tanti altri comuni limitrofi, ci si spostava a Montedoro, un piccolo paese dalle comuni radici contadine e minerarie, lindo, all'antica, ma attrezzato modernamente con rara efficienza: dall'anfiteatro alla funzionante biblioteca, dal museo alla pinacoteca, dal centro sociale per i giovani al centro per gli anziani, dall'anfiteatro alle terme, dai campi da tennis e di calcetto alla piscina, e con un cartellone estivo che non lasciava una sola serata i montedoresi ad annoiarsi: una mostra, un concerto, uno spettacolo di varietà, una drammatizzazione, la proiezione di un film, il laboratorio teatrale, un corso musicale, la balera... 

Che fortunati, i montedoresi! 

Onore alle amministrazioni che si sono succedute nel tempo.



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Dai miei "Appunti domestici"


Ieri sera sono stato a Montedoro ad ascoltare il chitarrista Alirio Diaz, venezuelano, discepolo e successore di Segovia,  il  più  grande chitarrista del secolo, come recitava il cartoncino-programma  che serviva opportunamente da ventaglio. Ha eseguito brani rari di Lauro, di compositori napoletani e soprattutto  rifacimenti di musiche etniche guaranì, cioè paraguayane antiche. Sciolto, virtuoso, sinuoso, riusciva a creare tensione emotiva tra il pubblico, insomma una atmosfera che trascendeva il piccolo comune di Montedoro, tanto che veniva da chiedersi con meraviglia come mai quel grande artista sudamericano fosse capitato lì.

Davanti a me, in linea diagonale, le spalle scoperte, abbronzate, invitanti, di una ragazza: delicatissimi gli omeri, la linea del collo; il ripiego di carne che si formava sotto l’ascella sinistra risultava sensualissimo, appena alzava un poco il braccio per gesticolare si intravvedeva in profondità il bordo del reggiseno bucato che premeva e delimitava una mezza  luna chiara.

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“In questo periodo storico confuso e strano”, diceva tra un
brano e l’altro Diaz, mentre la gente si sventolava, “rifarsi alla tradizione è importante da un punto di vista musicale, storico, sociale, artistico”. E giù un effluvio incalzante, dondolante, di note: la chitarra diveniva percussione, liuto, arpa.



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Neanche gli alberi, che delimitavano il terrazzo, fiatavano: non si muoveva foglia. Neanche le stelle. La ragazza stava tre file davanti a me, di lato, se qualcuno delle varie sedie mi liberava la visuale, ne vedevo anche i movimenti: muoveva i capelli, una piramide di riccioli,  si girava sul lato destro. Qualcuno della seconda fila protese la testa in avanti e io non vidi più niente, si ricompose e m’accorsi che a fianco della ragazza ci stava seduto uno con la barba e la giacca sportiva, un anello di cattivo gusto al mignolo.
Scrosciarono gli applausi a rompere la tensione che Alirio, pur anziano, aveva instaurato con la sua energia e leggiadria insieme. Il pubblico era soddisfatto, chi seduto, chi in piedi.



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Calogero, il mio amico, patito di musica, che aveva trovato posto tra le prime file, al termine del concerto, prima che iniziasse il tramestio di sedie, corse verso di me per sollecitarmi a richiedere il preziosissimo autografo.
Dissi di sì, dissi di no. Lui mi sollecitò di nuovo. Io ero distratto, forse un po’ triste. Alzai lo sguardo. Mi voltai per un attimo. Mi ritrovai in coda per l’autografo quasi spinto dalla gente che premeva da ogni parte. “Dài, dài”, mi diceva Calogero.

Quando finalmente arrivo vicino al Maestro, scorgo davanti a me due bretelline trasparenti che aderivano per il sudore alla pelle di spalle ben disegnate, finissime. Era lei, la ragazza ammirata durante tutto il concerto, rispuntata d’incanto. Da vicino, i lineamenti erano ancora più belli.
“Il suo nome?”, chiese il grande Diaz rivolto proprio a me; glielo
dissi e lui mi disegnò con ampia voluta della mano un gigantesco autografo, personalizzato. Appena sollevò la penna indicando con gli occhi che aveva finito, venni scalzato da cento mani che spingevano e si facevano largo.
Guadagnai un angolo più sicuro e tranquillo e alzai gli occhi dal cartoncino geroglificato. Calogero era fiero del raro reperto. “Che hai?”, mi chiese, vedendomi di colpo triste.
“Niente”, risposi, mentre cercavo di scorgere tra la folla quelle bretelle trasparenti sparite nel nulla. “Niente”.
Il mio amico voleva ad ogni costo sapere...

Racalmuto (Contrada Serrone), giovedì 26 agosto 1999. Fa
caldo. Non riesco a prendere sonno. La stanza è infuocata.
Papà e mamma, sofferenti, dormono al pianterreno. Sono le 4 e
un quarto di notte e la campagna è ancora buia.

P.S. Debbo chiedere a Calogero in che data si terrà il prossimo concerto.



Alirio Diaz - Como Llora una Estrella (Antonio Carrillio)
Trad.: Come piange una stella
http://www.youtube.com/watch?v=ZIEiOGI4qI8





Foto1:  Giuseppe Sardo Viscuglia (Belgio), "Les Tournesols à l'aube"
Foto2:  Silvestro Sammaritano, Il musico. Particolare     
Foto3:  Caterina Gulioso, La collana   
Foto4:  Cielo di Montedoro? 2009                                                                  
Foto5:  Silvestro Sammaritano, Il musico.



Alirio Diaz Interpretando Natalia (Vals n.3) de Antonio Lauro
Xpe1XxxJhY&feature=related


Rare Guitar Video: El Gavilan

http://www.youtube.com/watch?v=ee-O0S0DFn4&feature=related

9 commenti:

  1. Sperticarsi in elogi sarebbe persino riduttivo: Piero Carbone è Piero Carbone, liquet. Prosa sapidissima, racconto suadente, invenzioni immaginifiche e realismo elegante, con una punta di sbirciante erotismo che non pensavamo congeniale al fustigante autore. Tant’è. Sciascia stavolta latita e ciò mi rappacifica con chi talora cercava plauso nell’ostico eremita della Noce.
    Nei dintorni di Milano un’accolta di belle menti montedoresi dispone di web e blog, scrive e pubblica, compone nel vernacolo della lontana terra di Sicilia. Belle cose, se non poetiche rievocative colla filigrana interna dell’avita ironia. Ne è eminente ispiratore mio cugino Nicolò Falci (che osa irridere alla parlata del paese mio, quel Racalmuto senza orpelli cui mi lega una sfilza di generazioni). Naturalmente il mio rimbalzo gli si confà; ne è apice un Messana, credo congiunto di quel sindaco in eterno di Montedoro, ed ovvio eterno comunista. La congrega giunge sino in TV. Unica nota non armonica: inventare “carusi” all’epoca del Duce, Ovvio: polemizziamo come si addice ai dimoranti nelle plaghe sinistre , del vetero comunismo insomma. Segnalerò questa piece di Piero. Mi aspetto scintille.
    Calogero Taverna

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  2. Che dire Piero,ci hai accompagnato al Concerto,fatto udire con le tue orecchie,vedere con i tuoi occhi,desiderare con la tua mente... e qui mi fermo se no quella povera ragazza non si ritira più in casa.....

    Lillo Mendola

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  3. Che emozione! Grazie Piero.

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  4. Da Facebook

    <Piero Baiamonte:
    Scusa Piero, apprezzare la connotazione letteraria, ma non ne condivido il senso che se ne vorrebbe dare a distanza di 10 anni - come tenere gli occhi bendati per vedere una sola stella a nord-est qando il cielo ne è pieno. La lettura mi ha provocato una profonda amarezza aldilà del meritevole evento - e vedo quanto lunga sia la strada da percorrere per riuscire a volgere lo sguardo oltre gli antagonismi e le contrapposizioni, aggravata ancora di più da ciò che produce parziali (e spero non volute) cecità. Trovo inutile in questo contesto citare a quali altre stelle, stelline, astri mi riferisco con una scia lunga 12 anni e di cui anche tu come me hai dato prova ed esempio di concreta attuazione fra tempeste distruttive e denigratorie che mettono in risalto solo il peggio sotto forma di "amorevole" attaccamento al paese...



    Piero Carbone:
    Caro Piero, mi dispiace per il tuo dispiacere ma sinceramente mi riesce difficile comprendere che la causa sia stato quello che scrivo nel post e in particolare, credo, il riferimento alle stelle, anzi, alla stella, che non è rivolto soltanto alla grandezza di Alirio Diaz ma allude ad altre visioni luminose ma fugaci come stelle comete appunto.


    Piero Baiamonte:
    capisco le sottigliezze, la grandezza degli astri con le loro scie e come avrai ben capito mi riferivo al non leggere alcun commento, citazione o altro (come riporti nella premessa che nulla si fa e nulla si organizza, nulla si muove è il senso che percepisco citando le meraviglie delle amministrazioni altrui) l'erba del vicino è sempre la migliore. Stelle, stelline, astri ne sono passati e ne passano al castello, ecco a cosa mi riferisco ed era abbastanza chiaro. In questo caso le amministrazioni, le diatribe pseudo politico/letterarie in nome dell'amore dichiarato e sbandierato per il paese non c'entrano - capisco comprendo e non voglio criticare assolutamente le omissioni (liberissimi di farlo) anche nei blog (castrum per esempio) come se il castello e tutto ciò che avvenisse all'interno non esistesse. Quello che non condivido (e sicuramente non ne hai di bisogno) è il calcare la mano nel sottolineare o lasciare ad intendere che non si fa nulla, niente di buono, di costruttivo - i miei numerosi inviti al castello nei tuoi confronti sono anche perché ci tengo che verifichi ciò che turisti fiorentini, parigini, cinesi, milanesi, americani etc. pensano, dicono e scrivono nei loro commenti del castello, dell'accoglienza, delle iniziative, di Racalmuto - è come avevo pubblicato una eccezionale finestra sul mondo che ogni cittadino dovrebbe aprire e da cui affacciarsi (anche cittadini fuori territorio con forti radici racalmutesi, dichiaratamente amatori del proprio paese di cui apprezzo molto le citazioni, i commenti, le analisi che guardacaso sorvolano a distanza sul castello) - facciamo risaltare ciò che tanto, poco, di buono si riesce a fare non teniamolo nascosto per dire, da una parte o dall'altra, che Racalmuto non ha futuro, che non funziona nulla...parliamone magari meglio di presenza - oltretutto penso che tutti questi resoconti, commenti, analisi impegnino molto e tolgono tempo e spazio al fare, all'agire...agiamo Piero e ti aspetto

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  5. seguito:

    Piero Carbone:
    D'accordissimo. Nessuna polemica chiusura contrapposizione omissione etc. etc. e tu sai quanto ti avrei voluto valorizzare al castello nel periodo in cui sono stato assessore. Ma vorrei che notassi che si tratta di una pagina di diario dell'estate di tanti e tanti anni fa. Comunque, a presto. L'ultima volta sono venuto a cercarti a Castello per intrattenermi amabilmente con te e parlando di iniziative fate e in itinere. Ovviamente perché mi fa piacere. Se tu leggi in filigrana i miei post riportano eventi che sono avvenuti a Racalmuto e non in altri paesi. Non finirei più, ma sarà meglio continuare davanti un bel caffè che l'ultima volta non n abbiamo neanche preso. A presto.


    Piero Carbone:
    Caro Piero, visto anche il ruolo istituzionale che ricopri, se vuoi, posso riportare il tuo commento sul blog. Fammi sapere.



    Piero Baiamonte:
    Puoi (rileggendo vedo qualche errore ma va bene comunque) chiarito il concetto ed è bene che chi si dichiara libero, coerente, al di sopra delle parti racconti, analizzi, commenti apertamente tutto ciò che avviene in paese, nel bene e nel male, (anzi a mio avviso il raccontare ciò che di positivo accade dà fiducia a nuovi stimoli per uscire dal pessimismo oppressivo che non porta a nulla) penso che ormai abbiamo tutti ben chiaro in mente la situazione e le problematiche del paese - le cotrapposizioni disperdono le poche energie che messe assieme darebbero altri risultati...ciao (raccontare, commenntare di tutto e di più senza tralasciare nulla)

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  6. Carissimo Piero
    Tu sei persona soave e le tue rabbie che sanno essere feroci riesci a comprimerli nel chiuso del tuo intimo esistenziale. Estroverso, sì ma in eccellente lingua italiana o in raffinatissimo eloquio della tua terra d’origine, che è poi anche la mia. Nel DNA siamo simili, nel folklore, no: diversi diversissimi. Tu sei persona educata, ammodo , tanto cortese: io l’opposto. Se ti scrivono a spiovere fingi di ossequiarli, arrivi persino a scusarti, là dove nulla c’è da scusarsi. Rimembri con toni di deliziosa ironia una pagina antica, un ricordo tanto sincero di una Racalmuto neghittosa a fronte di una Montedoro comunista (già, comunista!) effervescente, colta, musicalmente aperta, teatralmente calamitante, musealmente esplosiva, con biblioteca che attira l’eredità di uno scorbutico ma geniale racalmutese Raffaele Grillo che lì deposita i suoi cimeli avendo in gran dispitto l’insulsa e miope Racalmuto (almeno nei suoi confronti, certa aggettivazione di E.N. Messana del tipo del cucurbitaceo irritano anche me, ancora).
    Ovvio che io ho apprezzato, applaudito al tuo scritto. E più che guardare una stella (quale?) vorrei che fossero le stelle a guardarci (ed a Racalmuto hanno poco da guardare). Si scrive a suocera perché nuora comprenda? Che ridere! Si accenna ad un CASTRUM da me subito derelitto e irriso, per aver dato ascolto a qualche becero calunniatore il cui coraggio è quello di obnubilarsi dietro un ignominioso anonimato? Si sappia: c’è di peggio ed ancora più fustigante in qualche neo blog che immediatamente viene inondato di visitatori veri e non “pompati”. Perché? Perché io sono io e loro sono un c… avrebbe aggiunto il marchese del Grillo. E si aspettino fustigazioni impietose, non delazioni. Non è quello il mio costume. Io faccio parlare i fatti (e i loro misfatti) e le mie variegate quanto privilegiate professionalità. Non mi lascerò giammai fuorviare da inventate frotte di giapponesine plaudenti, o di cinesine ridenti, o di fiorentine che d’incanto perdono il loro salace dire per osannare. Penso allo sperpero di miliardi di vecchie lire per un castello medievale ripitturato al ducotone, per una fondazione regalata a signori già generi per qualche apertura annuale a maggior gloria di chi non si sa chi. Alla dissennatezza di una miliardaria riesumazione di un bel teatro ottocentesco, mutilato, cementificato, reso inagibile per una redditività smunta fino al collocamento di qualche ragazzuolo senza arte né parte. C’è del marcio in Danimarca. Ed io per quanto mi è possibile lo fustigherò senza pietà, se mi riesce con sarcasmo, con un taglio dadaista, con un linguaggio alla Zaratustra. Mi disgusta che soldi macilenti di un macilento bilancio comunale finiscano a tarallucci e cocacola e pizzette e pasticcini al macello per onorare un estraneo signor nessuno. Già, e così il bilancio comunale va a puttane e mi si dice con obbligo assoluto di riservatezza che tanto ha portato a postulare dissesti forieri di dismissioni di oltre centoquaranta padri o madri di famiglia. Allegria brava gente!
    CALOGERO dottor TAVERNA

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  7. Per integrare alcune affermazioni a sua volta controdefinite "fuorvianti", Piero Baiamonte, direttore artistico del Castello Chiaramontano di Racalmuto, mi chiede di trasferire da facebook sul blog le sue riflessioni. Mi sento soltanto di chiosare, in quanto causa a monte della polemica per avere scritto il post "Una stella a Montedoro", che uno stesso sentimento di amore verso il paese muove i due "attori"(secondo il significato n.2 del Devoto-Oli)affermando l'uno quello che l'altro nel misconoscerlo desidera che fosse: un paese pieno di attrattive culturali per frotte di turisti, ché una mano d'aiuto la darebbero se non altro all'incremento economico della collettività.
    Questo è il commento:
    "Ad un mio commento sulla pubblicazione di Piero Carbone titolata “Una stella a Montedoro”, su Archivio e Pensamenti, pienamente chiarito con un dialogo corretto e rispettoso con l’autore, interviene il prof. Taverna esternando che: “…non si lascerà giammai fuorviare da inventate frotte di giapponesine plaudenti o di cinesine ridenti, o di fiorentine che d’incanto perdono il loro salace dire per osannare…” (a suo dire) “…un Castello medioevale ripitturato al ducotone…”.
    Per chiarezza (e non per giustificare) mi dispiace contraddirla ma è proprio così e non c’è nulla di inventato, lo attesta il registro delle presenze le firme, gli apprezzamenti, i commenti trascritti…i 12.000 visitatori annui (rinvio alla mia pubblicazione dal titolo “come una finestra sul mondo”).
    Trovo offensivo apostrofare i turisti che apprezzano l’antica struttura medioevale, le attività, le iniziative in essa realizzate etc. “plaudenti e ridenti” e “fuorvianti” (rubo la citazione) commenti del genere."

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  8. In quello che hai scritto ci leggo un suggerimento a saper vedere, nella vita, quello che è bello, al di là dell'innato autismo, narcisismo,campanilismo etc... che si trova in ognuno di noi.

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    1. Ci ritroviamo d'accordo: non sempre l'orizzonte mentale combacia, per fortuna?, per fortuna!, con l'altro circoscritto dei luoghi e delle esperienze ancestrali a cui siamo invisceratamente attaccati.

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